Nella Giornata Internazionale della Memoria i Capitani Reggenti, Maria Luisa Berti e Manuel Ciavatta, facendo proprio l’invito delle Nazioni Unite, accompagnano la commemorazione delle tante vittime innocenti ad una riflessione su come esse siano state private anche dell’appartenenza alla propria patria. Aggiungendo così al dolore delle persecuzioni la sofferenza dell’umiliazione e della perdita della propria casa e della propria identità. Una memoria che, col tempo, perde i propri testimoni diretti; “la loro perdita – scrive la Reggenza – non può e non deve affievolire il ricordo di questa dolorosa eredità”. È nostro dovere fare memoria di tutto ciò nel presente, affinché essa non si perda per le generazioni future. Una memoria preziosa – continuano i Capi di Stato – che ha portato a conoscere la profondità del male di cui l’uomo può essere capace e la fragilità degli argini morali a difesa della civiltà, ma che ha condotto anche alla volontà di riedificare su basi più solide la convivenza ed il rispetto tra popoli. La giornata di oggi deve così anche celebrare il coraggio, la generosità e il senso di responsabilità di tutti coloro che si sono impegnati per offrire protezione ai perseguitati della Shoah. “La memoria condivisa – conclude la Reggenza – contribuisce allo sviluppo di una cultura di pace rafforzando la consapevolezza che, oggi come allora, la libertà dell’altro dipende anche dalle nostre scelte e dal rispetto che abbiamo nei confronti del nostro prossimo”.
MESSAGGIO DELLA ECC.MA REGGENZA IN OCCASIONE DELLA CELEBRAZIONE DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA MEMORIA
Il 27 gennaio di ogni anno riporta all’attenzione e alla memoria l’orrore rivelato al mondo intero dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz.
Anche quest’anno, nella Giornata Internazionale della Memoria, il mondo torna a confrontarsi con la Shoah e con la ferita che la tragedia dell’Olocausto ha aperto nel cuore dell’Europa e non solo, segnando in maniera incancellabile il ventesimo secolo e minando le basi stesse e quel patrimonio di valori di tolleranza e di rispetto fondanti la nostra civiltà. Una realtà storica che continua a scuotere la nostra coscienza e ad interrogarci.
Quest’anno, l’invito delle Nazioni Unite è di accompagnare la commemorazione delle tante vittime innocenti ad una doverosa riflessione su come esse siano state private anche dell’appartenenza alla propria patria.
La Shoah e la seconda guerra mondiale, tragedie che non trovano comparabile riscontro nella storia dell’uomo, hanno infatti prodotto, accanto ad una immane perdita di vite umane, anche milioni di profughi. La propaganda nazista, alimentata dalle campagne di disinformazione e dai discorsi di odio, ha avuto la capacità di creare un drammatico processo di esclusione dell’altro dal proprio Paese di origine, aggiungendo così al dolore delle persecuzioni la sofferenza dell’umiliazione e della perdita della propria casa e della propria identità.
La storia richiama oggi la nostra responsabilità a condannare e a combattere ogni forma di odio e discriminazione, ma anche di indifferenza, fattori che rischiano di riproporsi quale terreno fertile per la diffusione di fenomeni di intolleranza e di violenza.
Con il tempo infatti, viene sempre più a mancare la preziosa presenza dei sopravvissuti, che hanno dedicato la loro vita ed il loro impegno a testimoniare al mondo questa immane tragedia, ma che stanno via via scomparendo. La loro perdita non può e non deve affievolire il ricordo di questa dolorosa eredità.
È nostro dovere fare memoria di tutto ciò nel presente, affinché essa non si perda per le generazioni future. Non possiamo permettere che si interrompa il messaggio di impegno per la giustizia, per la libertà e per la tolleranza, che la memoria della Shoah ha custodito e trasmesso in tutti questi anni.
Il significato di questa giornata è, infatti, inscindibile dalla responsabilità della comunità internazionale di difendere i valori irrinunciabili della dignità e del rispetto dei diritti di ogni essere umano e di costruire percorsi che portino alla formazione della coscienza e dell’identità delle giovani generazioni.
È dovere di tutti, dalle Istituzioni alla società civile, agli ambienti della scuola, della cultura e dell’informazione, raccogliere questo lascito con la consapevolezza che il drammatico ricordo dell’Olocausto resti sempre a dissipare ogni incredulità di fronte a quanto accaduto e ad incoraggiare quel senso di responsabilità morale che è una guida fondamentale di fronte alle incertezze del presente. Una memoria preziosa, che ha portato a conoscere la profondità del male di cui l’uomo può essere capace e la fragilità degli argini morali a difesa della civiltà, ma che ha condotto anche alla volontà di riedificare su basi più solide la convivenza ed il rispetto tra popoli.
La giornata di oggi non vuole essere solo un monito celebrativo per contrastare il silenzio dei tanti, l’indifferenza e l’incapacità di reagire di fronte alle persecuzioni, ma anche la celebrazione del coraggio, della generosità e del senso di responsabilità di tutti coloro che si sono impegnati per offrire protezione ai perseguitati e mettere in salvo altre vite, anche a rischio della propria. A loro va la nostra sincera riconoscenza, per aver mantenuto vivi con le loro azioni gli ideali di umanità e di solidarietà durante quella che resta una delle pagine più buie della storia dell’Uomo.
La memoria condivisa del male diventa, pertanto, strumento indispensabile per impedire che i tragici avvenimenti dell’Olocausto siano sminuiti nella loro dimensione storica e umana; essa contribuisce allo sviluppo di una cultura di pace rafforzando la consapevolezza che, oggi come allora, la libertà dell’altro dipende anche dalle nostre scelte e dal rispetto che abbiamo nei confronti del nostro prossimo.