Era il 27 gennaio del 1945 quando le truppe russe entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz, svelando al mondo l'orrore, il dolore, l'umiliazione vissuti da milioni di ebrei e di tantissimi altri esseri umani, trucidati nei campi di sterminio nazista. Parte da qui la Reggenza per chiedere di mantenere vivo il ricordo, di contrastare il rischio dell'oblio. Soprattutto ora, che con il trascorrere del tempo i testimoni di quei tragici fatti stanno scomparendo, è fondamentale ribadire il rifiuto di ogni forma di revisionismo e di negazione della Shoa. Dobbiamo custodire la memoria guardando al futuro e non solo al passato, scrive la Reggenza, perchè – come ha scritto Primo Levi - “ciò che è accaduto può ritornare” per assurdo e inspiegabile che appaia. La tragedia della guerra mondiale e soprattutto la Shoa, rimarcano i Capi di Stato, hanno segnato profondamente la nostra civiltà, mettendo a dura prova quel patrimonio di valori, di democrazia e di tolleranza che ha contraddistinto la storia d'Europa. Ecco perchè non dobbiamo smettere di chiederci come sia stato possibile che, proprio nel cuore dell'Europa e al culmine della sua civiltà, abbia potuto affermarsi una simile barbarie. Per protrarsi nel tempo, ricorda la Reggenza, la memoria ha bisogno di essere rinvigorita continuamente, tenendo vivo accanto al ricordo della moltitudine di ebrei che furono vittime della Shoa, anche quello dei Giusti, di coloro - e non furono pochi - che si prodigarono per salvare almeno alcuni tra loro. Dalla Reggenza l'apprezzamento per l'interesse crescente di studiosi e ricercatori per l'accoglienza e la protezione che San Marino seppe garantire a tanti ebrei, tenendo vivi anche in quegli anni oscuri, gli ideali di umanità e solidarietà che hanno contrassegnato la storia millenaria della nostra Repubblica. I Capitani Reggenti esprimono compiacimento per le tante iniziative di commemorazione e ricordano il dovere di insegnare, difendere e promuovere la libertà, la tolleranza, la solidarietà e il rispetto. Sono questi ideali a costituire il miglior antidoto contro ogni sorta di discriminazione fra i diritti delle persone e delle genti.
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