Per la prima volta nella storia dell’umanità, veniva emesso un documento che riguardava tutte le persone del mondo, senza distinzione. Per la prima volta veniva scritto che ci sono diritti di cui ogni essere umano deve poter godere per la sola ragione di esistere.
Trenta gli articoli: diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali. Diritto alla vita, alla libertà e sicurezza individuali, ad un trattamento di uguaglianza dinanzi alla legge, alla libertà di movimento, pensiero, coscienza e fede, alla libertà di opinione, di espressione e di associazione. Vi si proclama inoltre che nessuno può essere fatto schiavo o sottoposto a torture o a trattamento o punizioni crudeli, disumani o degradanti e che nessuno dovrà essere arbitrariamente arrestato, incarcerato o esiliato.
Molti paesi hanno compreso i termini della Dichiarazione entro la propria costituzione.
Principi che sono anche oggi un appello rivolto al singolo e ad ogni organizzazione sociale per promuovere e garantire libertà e diritti. Gli stati membri delle Nazioni Unite non furono tenuti a ratificare al dichiarazione, sebbene l'appartenenza alle Nazioni Unite venga di norma considerata un'accettazione implicita dei principi in essa contenuti.
In base alla Carta delle Nazioni Unite, infatti, gli stati membri s'impegnano ad intervenire, individualmente o congiuntamente, per promuovere il rispetto universale e l'osservanza dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Oggi in tutti il mondo si celebra la sessantesima ricorrenza dalla firma di Parigi e da oggi si inaugura anche l’anno per i diritti dell’uomo: “In questa Giornata dei Diritti Umani – ha scritto Ban Ki Moon nel messaggio ufficiale - diamo il via ad una commemorazione che durerà per tutto il 2008. La Dichiarazione resta tuttora di grande rilevanza perché, purtroppo, le libertà fondamentali in essa contenute non rappresentano ancora una realtà per tutti i paesi”.
Trenta gli articoli: diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali. Diritto alla vita, alla libertà e sicurezza individuali, ad un trattamento di uguaglianza dinanzi alla legge, alla libertà di movimento, pensiero, coscienza e fede, alla libertà di opinione, di espressione e di associazione. Vi si proclama inoltre che nessuno può essere fatto schiavo o sottoposto a torture o a trattamento o punizioni crudeli, disumani o degradanti e che nessuno dovrà essere arbitrariamente arrestato, incarcerato o esiliato.
Molti paesi hanno compreso i termini della Dichiarazione entro la propria costituzione.
Principi che sono anche oggi un appello rivolto al singolo e ad ogni organizzazione sociale per promuovere e garantire libertà e diritti. Gli stati membri delle Nazioni Unite non furono tenuti a ratificare al dichiarazione, sebbene l'appartenenza alle Nazioni Unite venga di norma considerata un'accettazione implicita dei principi in essa contenuti.
In base alla Carta delle Nazioni Unite, infatti, gli stati membri s'impegnano ad intervenire, individualmente o congiuntamente, per promuovere il rispetto universale e l'osservanza dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Oggi in tutti il mondo si celebra la sessantesima ricorrenza dalla firma di Parigi e da oggi si inaugura anche l’anno per i diritti dell’uomo: “In questa Giornata dei Diritti Umani – ha scritto Ban Ki Moon nel messaggio ufficiale - diamo il via ad una commemorazione che durerà per tutto il 2008. La Dichiarazione resta tuttora di grande rilevanza perché, purtroppo, le libertà fondamentali in essa contenute non rappresentano ancora una realtà per tutti i paesi”.
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