Che fine ha fatto Giulio Lolli? La domanda è tornata insistente negli ultimi 10 mesi, dall’esplodere delle rivolte, lo scorso febbraio, in Libia e proprio a Tripoli, dove l’ex presidente di Rimini Yacht in carcere.
Oggi l’ufficialità: Giulio Lolli è vivo, è sempre a Tripoli, ed è anche libero. Lo comunica l’Interpol agli inquirenti che si occupano dei due filoni dell’inchiesta, delle procure di Bologna e di Rimini, rispettivamente per bancarotta e per la truffa delle cessioni a più proprietari di decine di imbarcazioni con immatricolazioni fittizie.
Dopo otto mesi di latitanza, il 17 gennaio 2011, Lolli veniva arrestato vicino a Tripoli, su mandato internazionale, per divenire entro breve irreperibile. Sue tracce solo nel marzo scorso, quando indicò al suo avvocato, Antonio Petroncini, di opporsi all’estradizione in Italia. Da allora più nulla, tanto che stessa Interpol lo dichiarò disperso.
Oggi, non solo è libero - per una procedura assimilabile alla nostra cauzione -, ma avrebbe anche partecipato alla rivolta, fianco a fianco dei ribelli anti-Gheddafi. Agli amici avrebbe raccontato i giorni dell’assedio alla capitale, definendoli “un vero inferno”.
E a Tripoli Giulio Lolli resta, in attesa di un pronunciamento della Corte suprema, proprio sulla sua richiesta di opposizione all’estradizione.
Annamaria Sirotti
Oggi l’ufficialità: Giulio Lolli è vivo, è sempre a Tripoli, ed è anche libero. Lo comunica l’Interpol agli inquirenti che si occupano dei due filoni dell’inchiesta, delle procure di Bologna e di Rimini, rispettivamente per bancarotta e per la truffa delle cessioni a più proprietari di decine di imbarcazioni con immatricolazioni fittizie.
Dopo otto mesi di latitanza, il 17 gennaio 2011, Lolli veniva arrestato vicino a Tripoli, su mandato internazionale, per divenire entro breve irreperibile. Sue tracce solo nel marzo scorso, quando indicò al suo avvocato, Antonio Petroncini, di opporsi all’estradizione in Italia. Da allora più nulla, tanto che stessa Interpol lo dichiarò disperso.
Oggi, non solo è libero - per una procedura assimilabile alla nostra cauzione -, ma avrebbe anche partecipato alla rivolta, fianco a fianco dei ribelli anti-Gheddafi. Agli amici avrebbe raccontato i giorni dell’assedio alla capitale, definendoli “un vero inferno”.
E a Tripoli Giulio Lolli resta, in attesa di un pronunciamento della Corte suprema, proprio sulla sua richiesta di opposizione all’estradizione.
Annamaria Sirotti
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