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Il referendum sull'aborto a San Marino nelle pagine de “La Stampa”

3 set 2021
Il referendum sull'aborto a San Marino nelle pagine de “La Stampa”

Si avvicina il 26 settembre, data in cui la Repubblica di San Marino sarà chiamata ad esprimersi nel referendum sull'interruzione volontaria di gravidanza. Il tema viene ripreso anche sul quotidiano “La Stampa” in un articolo a firma di Emanuela Grigliè Un referendum per rendere legale l'aborto. San Marino sfida la legge fuori dal tempo”.

Facendo un paragone con la recente legge in Texas, che ha introdotto una norma che vieta l'aborto dopo sei settimane, la giornalista denota come si parla “incredibilmente” assai di meno della norma in vigore sul Titano “dove l'interruzione volontaria di gravidanza è assolutamente vietata anche dopo uno stupro in presenza di malformazioni fetali”. Il quotidiano torinese ricorda che la norma in vigore risale al 1865 e prevede “pene ultra severe”, pari a sei anni di reclusione sia per la donna che abortisce che per chi l'aiuta.

Una posizione che, secondo la giornalista, rende il Titano “distante anni luce dal resto d'Europa in tema di diritti delle donne, anzi dei diritti di tutti. Pari merito solo con Malta, Gibilterra, Andorra e Città del Vaticano”. Nell'articolo viene citato anche il caso della Polonia che ha introdotto divieti molto limitativi sull'aborto “ma non l'interdizione completa come a San Marino”.




Il quotidiano torinese ospita anche un intervento del consigliere di Rete Alberto Spagni Reffi, secondo cui “la politica non ha mai accolto le istanze dei cittadini e anzi fa spallucce: tanto si può andare in Italia, oltre confine ad abortire”. Karen Pruccoli di UDS, interpellata dal giornale, ricorda anche il progetto di legge di iniziativa popolare del 2019, a cui il Consiglio non ha risposto. “La resistenza da parte della politica a modificare questa legge – constata – è imputabile al Partito Democratico Cristiano, che oggi è il principale partito a San Marino: conservatore, si ispira ai principi cristiani contro eutanasia e diritti civili oltre che all'interruzione volontaria di gravidanza”.

La Stampa ospita anche, in un secondo articolo, un'intervista al medico Francesca Nicolini, membro del comitato promotore, che parla di “gravissima ingiustizia sociale” sul tema che porta chi ha necessità di abortire sul Titano a spendere dai 2000 ai 2500 euro. La dottoressa sammarinese segnala che ci sono anche casi di aborti clandestini o fai-da-te con il rischio di infezioni e conseguenze gravi.

Infine viene anche riportata la testimonianza di una sammarinese, anonima, che ha dovuto abortire in Italia dopo il secondo figlio. Una gravidanza inattesa giunta mentre la donna stava assumendo psicofarmaci per via di una depressione post partum. I medicinali che stava assumendo avrebbero portato il bambino a nascere con malformazioni al cuore, problemi polmonari acuti, malformazione degli arti e organi interni e deficit cognitivi. Da qui la difficile decisione di abortire in Italia “in modo semiclandestino in un ambulatorio privato”, in cui si sentiva “a disagio e giudicata”.





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