L’ACCUSA
26 perquisizioni in Calabria, a Roma, a Padova e Milano; 20 per ora le informazioni di garanzia emesse dalla Procura di Catanzaro, tanti personaggi illustri coinvolti. Da esponenti delle amministrazioni pubbliche a membri dei servizi segreti, da imprenditori e consulenti dell’Esecutivo al Capo di Stato maggiore delle Fiamme Gialle. Per tutti l’accusa è di associazione per delinquere, truffa e corruzione; il PM De Magistris non ha dubbi: “dall’analisi delle compagini societarie e dei flussi economico-finanziari emerge uno scenario devastante circa la gestione di denaro pubblico”.
10 indagati devono rispondere anche di violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete. Perché a tirare le fila di tutto – dice l’accusa – c’era una Loggia coperta di San Marino. Personaggio cardine dell’inchiesta è Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle Opere in Calabria e accusato di perpetrare un vero e proprio ricatto occupazionale nella regione. Figure importanti, secondo il PM, anche il vicepresidente della giunta calabrese Nicola Adamo, il generale della Guardia di Finanza Paolo Poletti e Piero Scarpellini, consulente non pagato – precisa Palazzo Chigi - della Presidenza del Consiglio, ritenuto membro, tra l’altro, della Loggia di San Marino. Perquisiti anche gli uffici e l’abitazione di Giorgio Vittadini ex presidente nazionale della Compagnia delle Opere.
LA DIFESA
“Non si tratta che di un inutile polverone”, così parte del mondo politico italiano bolla l’inchiesta del sostituto procuratore di Catanzaro. Antonio Saladino, personaggio chiave dell’inchiesta, nega ogni addebito: “Il tribunale della libertà – dice - mi ha scagionato dalle accuse annullando il sequestro del telefono e delle agende, escludendo così l’esistenza del reato”. Il vicepresidente della regione Calabria Nicola Adamo – altro grande accusato – ha addirittura deciso di sporgere denuncia per falsa testimonianza. “La lettura delle dichiarazioni rese da due testimoni – dice – ci convince ancor più dell’approssimazione investigativa che caratterizza l’inchiesta, oltre che di un non legittimo interesse dell’accusa”. Piero Scarpellini, alla guida della società sammarinese Pragmata, respinge le accuse e attende che le indagini vadano avanti per permettere al Giudice di fare chiarezza sulle singole posizioni. A suo avviso alla base di tutto “c’è la volontà di colpire il Presidente”. Il riferimento, naturalmente, è a Romano Prodi.
26 perquisizioni in Calabria, a Roma, a Padova e Milano; 20 per ora le informazioni di garanzia emesse dalla Procura di Catanzaro, tanti personaggi illustri coinvolti. Da esponenti delle amministrazioni pubbliche a membri dei servizi segreti, da imprenditori e consulenti dell’Esecutivo al Capo di Stato maggiore delle Fiamme Gialle. Per tutti l’accusa è di associazione per delinquere, truffa e corruzione; il PM De Magistris non ha dubbi: “dall’analisi delle compagini societarie e dei flussi economico-finanziari emerge uno scenario devastante circa la gestione di denaro pubblico”.
10 indagati devono rispondere anche di violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete. Perché a tirare le fila di tutto – dice l’accusa – c’era una Loggia coperta di San Marino. Personaggio cardine dell’inchiesta è Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle Opere in Calabria e accusato di perpetrare un vero e proprio ricatto occupazionale nella regione. Figure importanti, secondo il PM, anche il vicepresidente della giunta calabrese Nicola Adamo, il generale della Guardia di Finanza Paolo Poletti e Piero Scarpellini, consulente non pagato – precisa Palazzo Chigi - della Presidenza del Consiglio, ritenuto membro, tra l’altro, della Loggia di San Marino. Perquisiti anche gli uffici e l’abitazione di Giorgio Vittadini ex presidente nazionale della Compagnia delle Opere.
LA DIFESA
“Non si tratta che di un inutile polverone”, così parte del mondo politico italiano bolla l’inchiesta del sostituto procuratore di Catanzaro. Antonio Saladino, personaggio chiave dell’inchiesta, nega ogni addebito: “Il tribunale della libertà – dice - mi ha scagionato dalle accuse annullando il sequestro del telefono e delle agende, escludendo così l’esistenza del reato”. Il vicepresidente della regione Calabria Nicola Adamo – altro grande accusato – ha addirittura deciso di sporgere denuncia per falsa testimonianza. “La lettura delle dichiarazioni rese da due testimoni – dice – ci convince ancor più dell’approssimazione investigativa che caratterizza l’inchiesta, oltre che di un non legittimo interesse dell’accusa”. Piero Scarpellini, alla guida della società sammarinese Pragmata, respinge le accuse e attende che le indagini vadano avanti per permettere al Giudice di fare chiarezza sulle singole posizioni. A suo avviso alla base di tutto “c’è la volontà di colpire il Presidente”. Il riferimento, naturalmente, è a Romano Prodi.
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