Per loro è la fine di un incubo. Sono provati, ma stanno bene i sette italiani rimasti bloccati per oltre 36 ore negli alberghi Oberoi/Trident, presi d’assalto dai terroristi. In buona salute anche la moglie dello chef di uno degli hotel e la sua bimba di sei mesi.
L’operazione, avviata all’alba dalle forze speciali dell’esercito indiano, ha permesso l’evacuazione di circa 200 persone, barricate nelle stanze del complesso alberghiero. Ma il bilancio – ancora provvisorio – di questo attacco è tragico. Il numero complessivo dei morti dovrebbe aggirarsi intorno a 150, e lentamente si allunga la fila delle vittime straniere. Al momento sarebbero 20.
Tra loro Antonio Di Lorenzo: uomo d’affari livornese di passaggio a Mumbai. Accertata la morte anche di 4 cittadini tedeschi, 2 francesi, 2 statunitensi, 2 australiani, 1 britannico, 1 canadese, 1 giapponese e 1 cittadino di Singapore. A questi vanno poi aggiunti i 5 israeliani presi in ostaggio nel centro ebraico della Nariman House e trovati morti dopo il blitz delle forze di sicurezza. Ancora confusa la situazione circa le operazioni di neutralizzazione dei terroristi.
Un ultimo gruppo di irriducibili – forse con ostaggi – sarebbe ancora asserragliato all’Hotel Taj Mahal. Sul piano politico alle accuse di connivenza con gli attentatori - rivolte dagli indiani al Pakistan - risponde Islamabad, per bocca del ministro agli Esteri. “La lotta contro il terrorismo – ha detto – ci unisce, voglio incontrare al più presto il premier indiano”.
Gianmarco Morosini
L’operazione, avviata all’alba dalle forze speciali dell’esercito indiano, ha permesso l’evacuazione di circa 200 persone, barricate nelle stanze del complesso alberghiero. Ma il bilancio – ancora provvisorio – di questo attacco è tragico. Il numero complessivo dei morti dovrebbe aggirarsi intorno a 150, e lentamente si allunga la fila delle vittime straniere. Al momento sarebbero 20.
Tra loro Antonio Di Lorenzo: uomo d’affari livornese di passaggio a Mumbai. Accertata la morte anche di 4 cittadini tedeschi, 2 francesi, 2 statunitensi, 2 australiani, 1 britannico, 1 canadese, 1 giapponese e 1 cittadino di Singapore. A questi vanno poi aggiunti i 5 israeliani presi in ostaggio nel centro ebraico della Nariman House e trovati morti dopo il blitz delle forze di sicurezza. Ancora confusa la situazione circa le operazioni di neutralizzazione dei terroristi.
Un ultimo gruppo di irriducibili – forse con ostaggi – sarebbe ancora asserragliato all’Hotel Taj Mahal. Sul piano politico alle accuse di connivenza con gli attentatori - rivolte dagli indiani al Pakistan - risponde Islamabad, per bocca del ministro agli Esteri. “La lotta contro il terrorismo – ha detto – ci unisce, voglio incontrare al più presto il premier indiano”.
Gianmarco Morosini
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