Aveva invitato la Russia a fornire le prove del coinvolgimento turco nel traffico di petrolio dai territori occupati dall'ISIS, il presidente Erdogan, dichiarandosi anche disposto a dimettersi, qualora fosse accertato. Mosca ha raccolto la sfida, con tanto di mappe e foto satellitari, che dimostrerebbero l'esistenza non di una, ma di 3 rotte principali per il trasporto dell'oro nero verso il territorio turco. Pesanti le dichiarazioni del vice ministro della Difesa russo. “Erdogan, la sua famiglia e le più alte autorità politiche della Turchia – ha detto - sono coinvolti in questo business criminale. I proventi dell'Isis ammontano a due miliardi di dollari l'anno, utilizzati per arruolare ed armare militanti in tutto il mondo”. Erdogan ha risposto parlando genericamente “di calunnie”. Ma ormai sono tanti i politici e gli analisti, che da un lato parlano di un ruolo quantomeno ambiguo della Turchia, e dall'altro riconoscono alla Russia l'impegno maggiore nella lotta al terrorismo. Questo – tuttavia – non sposta le strategie della NATO, orientate ad un pressing crescente proprio nei confronti del Cremlino. Nel corso del vertice di Bruxelles è stato formalizzato l'invito al Montenegro ad aderire all'Alleanza. La decisione ha provocato – come prevedibile – la reazione di Mosca. “La continua espansione della Nato verso est – ha dichiarato il portavoce di Putin - non può che portare ad azioni di risposta da parte russa, per motivi di sicurezza”. L'avvicinamento del Paese balcanico al Patto Atlantico, del resto, aveva portato – nei mesi scorsi - migliaia di montenegrini a protestare contro il premier Dukanovic, che si è sempre rifiutato di sottoporre a referendum questa scelta.
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