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Lampedusa, dieci anni dopo la strage. Il ricordo di Vito e Vincenzo, legati da un comune destino

A poche miglia dalla costa dell’Isola dei Conigli un’imbarcazione con 500 persone a bordo prese fuoco e si capovolse, inabissandosi con il suo carico di vite. Il sindaco Mannino: "In dieci anni non è cambiato nulla"

di Monica Fabbri
3 ott 2023
I pescatori Vito e Vincenzo

Tutto il mare urlava”: il racconto di una sopravvissuta a una delle più grandi tragedie del Mediterraneo trasmette l'orrore di un dramma che si ripete. Sono trascorsi dieci anni dal naufragio che costò la vita a 368 migranti, ma Lampedusa continua a contare le sue vittime. Gli sbarchi sull'isola non si fermano, il mare inghiotte vite, sogni, speranze. Ma c'è chi non si arrende, mette in salvo, accoglie, combatte contro l'indifferenza, in nome della vita. E mentre nell'UE si continua a cercare un accordo sul Patto migrazioni e asilo, la Comunità di Sant'Egidio rilancia l'appello affinché sostenga l'Italia nelle operazioni di salvataggio, unica strada per evitare altre tragedie del mare. Invita a seguire il modello dei corridoi umanitari, che hanno garantito l'arrivo in Europa in sicurezza di oltre 6.000 persone. Pietro Bartolo - il medico di Lampedusa - ha visto la morte più e più volte e quella morte se la porta dentro. I bambini che non è riuscito a salvare gli compaiono in sogno.

E' per cambiare le cose che è entrato in politica, per cercare soluzioni nel cuore dell'Europa. “Come parlamento – spiega - abbiamo licenziato il Patto sulle migrazioni, il problema è che il Consiglio non si mette d'accordo perché come sappiamo è formato da 27 Stati e ci sono membri che sono contrari, che non vogliono assolutamente parlare di ricollocazione, pensano solo a fare accordi con paesi terzi e addirittura a bloccare queste persone. Però questa volta, diversamente dalla legislatura passata, il Consiglio ha deciso di votare a maggioranza qualificata e non all'unanimità. E' una buona cosa. Per cui se si riesce a trovare una larga maggioranza si può anche raggiungere ad un compromesso che sia accettabile”. 

“Quello che fa rabbia è che rispetto a dieci anni fa è cambiato poco o nulla” commenta il sindaco di Lampedusa Filippo Mannino. “La gente continua a morire in mare e a fare questi veri e propri viaggi della speranza. La vera sfida dell'Unione Europea sarà fare sì che viaggiare in queste condizioni non debba essere una costrizione come lo è ora”.

Erano le 3.15 di notte, il 3 ottobre di dieci anni fa, quando a poche miglia dalla costa dell’Isola dei Conigli un’imbarcazione con 500 persone a bordo prese fuoco e si capovolse, inabissandosi con il suo carico di vite. Finì così il loro viaggio verso una vita migliore. Per chi quel giorno era lì, è impossibile dimenticare. I pescatori Vito e Vincenzo sono legati da un comune destino: sono stati testimoni delle stragi di Lampedusa e Cutro. Vincenzo si commuove al ricordo di un bambino di tre anni morto fra le sue braccia. Vito non dimentica i morti che galleggiavano ma anche “i vivi tra le mie braccia”.





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