Il ricorso nella Pa al lavoro socialmente utile non verrà sospeso come richiesto dalla Csu. Anzi, è in arrivo una delibera che ricalca la filosofia della circolare inviata dalla Direzione Generale della Funzione Pubblica. I prossimi mesi non saranno facili sul fronte occupazionale. Si temono molte mobilità in una fascia di persone abili al lavoro – spiega il Segretario Teodoro Lonfernini. Per non tenerle inoperose si vuole quindi incentivare il ricorso a lavori di pubblica utilità aumentando l'aliquota percepita del 10%.
“Serve a far incontrare – spiega il Segretario - esigenze di carattere pubblico al pieno mantenimento del diritto di mobilità e tutele sociali che predisponiamo per i lavoratori. Quella chiamata – ricorda – è un obbligo, una legge già prevista. L'abbiamo di fatto affiancata ad una forma incentivante”.
Per la Csu troppo spesso il lavoro socialmente utile ha fatto da paravento ad attività lavorative vere e proprie. Lonfernini però assicura: “Nessuno di noi del Congresso di Stato ha intenzione di interpretare in maniera diversa la filosofia del lavoro socialmente utile. Rimarrà sempre e soltanto un lavoro socialmente utile – ribadisce – attraverso quelle che sono regole e circuiti di legge previsti, sia in termini di mansioni che di orari. Quindi non confuso con una sostituzione all'interno della pa, che è stata un'errata interpretazione della filosofia iniziale sia della delibera che della circolare, e non verrà di fatto confuso neppure con una mansione diversa.
Avremo un occhio di riguardo – promette - nel chiamare le persone affinché possano di fatto portare un servizio sociale in base a quello che è il loro percorso professionale svolto fino a poco prima”. E sulla riqualificazione di chi è in mobilità, anticipa l'intenzione di Segreteria e Governo di riapplicare un concetto nuovo del mondo del lavoro, “che deve passare anche attraverso la riqualificazione”.