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Lettera aperta di Massimo Ercolani sul fratello Gianfranco

3 mar 2008
Carcere
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È uno sfogo, quello di Massimo Ercolani, fratello di Gianfranco, detenuto a Cuba per la morte di una minorenne, a causa di una overdose di droga. Tra due giorni, esattamente il 5 marzo – scrive in una lettera aperta - sono cinque anni che mio fratello è rinchiuso in carcere. In questo periodo – prosegue - si è fatto di tutto, ma purtroppo con nessun esito concreto. Non è servito a nulla, neppure l’incontro di metà dicembre, fra le autorità sammarinesi e il vice ministro degli esteri della repubblica Cubana, per sollecitare una chiusura della questione. Sono passati circa tre mesi da quell’incontro, ma ad oggi la nostra diplomazia non ha ricevuto alcuna risposta.
San Marino – sostiene Massimo Ercolani – si è dimostrata attenta, conciliante e disponibile nei confronti della autorità cubane, ricevendo come risposta, silenzio e indifferenza. La vita di mio fratello è appesa ad un filo, le sue condizioni di salute non sono buone e necessità quotidianamente di cure e assunzione di medicinali. Purtroppo la speranza di riportarlo a casa è veramente un miraggio. Mi rivolgo ai politici della repubblica, chiedendo loro, un atteggiamento più deciso, attivando ogni mezzo al più alto livello internazionale, inviando a Cuba, la più autorevole delegazione governativa, per risolvere il caso. Io e la mia famiglia - conclude Massimo Ercolani - chiediamo un opera di umanità, per poter riportare a casa, il nostro Gianfranco.

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