Foto di corpi martoriati, cadaveri, camere di esecuzione, cicatrici, pozze di sangue, strumenti di tortura. Una visita guidata a Zawiya si è trasformata in un clamoroso autogol per il regime, che voleva celebrare il ritorno alla normalità nella cittadina che sorge a poche decine di chilometri da Tripoli. I giornalisti stranieri hanno scoperto foto che raccontano le torture subite dai prigionieri. Erano sparse a terra, nell'ufficio al secondo piano di una stazione di polizia bruciata - ha rivelato il corrispondente del New York Times. I funzionari che hanno accompagnato i cronisti a Zawiya non immaginavano certo una così clamorosa gaffe. Le foto delle torture confermano indirettamente le accuse lanciate ieri dal procuratore della Corte penale internazionale: le autorità libiche avevano pianificato di sparare sui dimostranti molto prima che la rivolta scoppiasse. Si ignorano i numeri della repressione. Si stima che siano almeno 1.000 le persone uccise, ma non è certo. Amnesty international è riuscita a verificare che centinaia di persone risultano ancora scomparse dall'inizio della rivolta a metà febbraio.
Monica Fabbri
Monica Fabbri
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