Al Qaida che vuole creare un emirato islamico in Libia è dietro i disordini in corso nel Paese nordafricano, vittima di un "malocchio" lanciato da "invidiosi". Questo in sintesi il messaggio trasmesso dal leader libico Muammar Gheddafi intervenuto, per la terza volta in due giorni e con i consueti toni deliranti, in collegamento telefonico durante la diretta della tv di Stato di Tripoli. Rivolgendosi direttamente agli abitanti di Zawia, teatro di violenti scontri tra milizie lealiste e rivoltosi anti-regime, la "Guida della rivoluzione" ha detto: "Se volete questo caos siete liberi. E se volete continuare a combattere fra voi, continuate pure". Ma se la situazione peggiorerà, potrebbero interrompersi i flussi di petrolio, ha minacciato. Gheddafi si è scagliato poi contro al Qaida e il suo leader Bin Laden, accusandoli di esser dietro la crisi libica. "Al Qaida vuole creare un emirato islamico e il popolo libico non deve unirsi agli uomini di Bin Laden". Per il colonnello di Tripoli, che ha definito "una farsa" quanto sta avvenendo nella cittadina occidentale dove sarebbero morti solo "quattro uomini delle forze di sicurezza", gli uomini di Bin Laden hanno distribuito droga agli abitanti di Zawia. "I vostri figli vengono utilizzati per raggiungere uno scopo. Disarmateli e catturateli". Gheddafi ha poi affermato che i Fratelli musulmani egiziani, movimento islamico radicale per decenni illegale in molti Paesi arabi, "non sono responsabili di ciò che è accaduto", ma ha al contempo messo in guardia da ogni intervento militare americano in Libia con la scusa di combattere al Qaida. "Io ho solo un'autorità morale, come la regina Elisabetta", ha detto. "Non sono il presidente né il capo dell'esecutivo, e non ho dunque il potere di promulgare leggi. Ma tenterò comunque di innalzare i salari ai dipendenti pubblici".
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