La ritirata annunciata dall’esercito di Gheddafi non ha riportato la pace nella città simbolo della rivolta. Misurata è ancora sotto i bombardamenti delle truppe verdi. Sotto assedio da settimane, conta i suoi morti: 30 solo oggi - come hanno affermato testimoni libici alla tv Al Arabiya - nel corso di bombardamenti indiscriminati da parte dei governativi. Il dramma della guerra è tutta qui oggi, tra movimenti di corazzati da una parte e barricate erette dagli insorti su Via Tripoli per ritardare l’avanzata del nemico, dall’altra. Fermi al porto, ad aspettare di essere portati via dall’inferno, più di 100 profughi. Sono libici e tunisini, evacuati nelle ultime ore da Misurata alla Tunisia grazie all'intervento di una nave inviata dal Qatar. Prosegue frenetica l’attività diplomatica: il ministro degli Esteri libico Obeidi si è recato ad Addis Abeba per discutere il piano di pace messo a punto dall'Unione Africana per mettere fine alla crisi. Anche il Marocco è stato coinvolto negli sforzi per trovare una soluzione alla guerra in corso. Ma è una possibilità che pare sempre più remota, soprattutto dopo il raid aereo della Nato su Tripoli, che nella notte ha distrutto l'edificio usato da Gheddafi per le sue riunioni. Un attentato contro la vita del colonnello, secondo l'ufficio stampa governativo che ha condotto giornalisti stranieri sul luogo dell'attacco e condannato con parole molto dure dal figlio di Gheddafi. Se uno spiraglio c’è, su questo faranno leva Russia, Grecia, Turchia e governi dell'America latina, i cui colloqui diplomatici sono tuttora in corso.
Sara Bucci
Sara Bucci
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