Adesso la corsa è contro il tempo. Si cerca di contenere i danni e scongiurare il pericolo di un disastro ambientale senza precedenti, già costato la vita a 11 dei 126 operai sorpresi dall’esplosione a bordo della Deepwater Horizon, affondata giovedì nel Golfo del Messico. La chiazza nera proveniente dalla piattaforma – e scoperta solo sabato - costituisce una seria minaccia per le coste della Louisiana. Il gigante petrolifero britannico BP, che affittava dal gruppo svizzero Transocean la piattaforma, è finanziariamente responsabile della ripulitura. Per questo ha inviato nella zona una flotta di 32 navi e cinque aerei, nel tentativo di creare barriere galleggianti che impediscano alla macchia di propagarsi, attraverso sostanze chimiche spruzzate sulla superficie dell’oceano. La Guardia Costiera ha invece dato l’ok all’impiego di quattro robot sottomarini: posati sui fondali dovrebbero sigillare la falla nel tubo di trivellazione in profondità da cui fuoriesce il petrolio.
Silvia Pelliccioni
Silvia Pelliccioni
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