A dispetto della crisi economica, le mafie rafforzano la loro posizione: un business da 135 miliardi di fatturato e 70 miliardi di utile. Cifre che fanno della criminalità organizzata la prima azienda italiana, con pesanti conseguenze per commercianti e imprenditori. Il rapporto annuale di Confesercenti evidenzia infatti il boom dell’usura nel 2009: oltre 200mila i negozianti colpiti, con un giro d’affari intorno ai 20 miliardi di euro. Stabile invece il racket delle estorsioni: 150mila i taglieggiati per 6 miliardi di euro complessivi. La criminalità poi si adegua ai tempi, diventando “pizzo in maschera”: gli estorsori aprono una partita Iva e camuffano così l’attività criminale offrendo beni e servizi legali da imporre ai rivenditori. Al primo posto degli interessi mafiosi figura però l’edilizia, seppur sia costante l’attenzione verso le attività turistiche e i centri commerciali, funzionali al riciclaggio di denaro sporco. Molto seguito anche l’ambito dei giochi e delle scommesse. Ma sono i mercati ortofrutticoli la vera miniera per le mafie, insieme a quello del falso e della contraffazione: quest’ultimo, da solo, movimenta traffici per quasi 8 miliardi di euro all’anno.
Silvia Pelliccioni
Silvia Pelliccioni
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