“Quando ti eliminano un familiare non riesci a piangere; ti rimane dentro solo tanta rabbia”. Una frase – quella di Benny Calasanzio – che ha colpito tutti gli intervenuti alla serata organizzata da Alternativa Giovanile. “Mafia, che fare?”: questo il titolo dell’incontro. Il giovane free-lance siciliano – impegnato politicamente nell’Italia dei Valori – ha parlato della sua esperienza personale. Nel ’92 i killer di Cosa Nostra gli uccisero prima lo zio - che per uno strano gioco del destino si chiamava Paolo Borsellino - poi il nonno. Erano imprenditori edili, in un piccolo paesino del palermitano. La Mafia aveva ordinato di vendere l’azienda, loro avevano detto no; no anche alle richieste di pizzo e alle offerte di protezione. Un comportamento eroico, ma suicida in quelle zone. La sentenza di morte è arrivata puntuale. Il nonno è stato ucciso addirittura in pieno centro, alla domenica pomeriggio. Nessuna, tra le persone che affollavano la piazza, ha testimoniato. “Sto girando l’Italia – ha detto Benny Calasanzio – per restituire ciò che è stato tolto alla mia famiglia”.
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