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Marò: l'accusa sarà violenza, non omicidio

8 feb 2014
Marò: l'accusa sarà violenza, non omicidio
Marò: l'accusa sarà violenza, non omicidio
Il rapporto con i capi d'accusa che la polizia investigativa indiana Nia presenterà ai giudici nei prossimi giorni, e che sarà illustrato lunedì in Corte Suprema, non conterrà più l'accusa per i marò di "aver provocato la morte" di due pescatori, ma più semplicemente di aver usato "violenza". Lo scrive oggi la stampa indiana confermando che si elimina così la richiesta di pena di morte. Al riguardo The Times of India sostiene che il ministero dell'Interno ha mantenuto l'uso della Legge per la repressione della pirateria (Sua Act del 2002) revocando pero' l'indicazione precedentemente fornita di utilizzazione dell'art.3 comma 'g-1' del secondo capitolo sui reati, a favore del meno categorico art.3 comma 'a'. Il 3 comma 'g-1' sosteneva perentoriamente che chiunque, commettendo un atto di violenza contro una nave indiana, "provoca la morte di una qualsiasi persona, sarà punito con la pena di morte". Invece la disposizione dell'art. 3 comma 'g-1', a cui pare debba attenersi ora la Nia, sostiene che chi "commette un atto di violenza contro una persona a bordo di una piattaforma fissa o una nave che (...) mette in pericolo la navigazione sicura di essa sarà punito con la prigione per un periodo che può giungere fino a dieci anni ed è sottoponibile a multa". Da parte sua The Indian Express ricorda che comunque contro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sarà anche utilizzata la sezione 302 del Codice penale indiano che implica una possibile condanna a morte. "Ma la possibilità per gli imputati di essere condannati alla pena capitale - conclude il giornale - è davvero bassa perché la loro azione non rientra nei casi eccezionali in cui è richiesta".

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