Nel 2010 a San Marino si sono unite in matrimonio 182 coppie che in Italia non si sarebbero potute sposare perché uno dei due nubendi era extracomunitario, senza permesso di soggiorno. Per le coppie che si trovavano in questa condizione il Titano era diventato l’opzione più praticabile per potersi unire in matrimonio e l’escamotage aveva sollevato anche qualche polemica. Così facendo, San Marino alimenta il fenomeno della clandestinità in Italia, era arrivato a sostenere il deputato romagnolo della Lega Gian Luca Pini, ventilando – come possibile reazione – il blocco della libera circolazione fra Stati. In realtà, in un incontro bilaterale a Roma, ad inizio anno, il segretario agli Interni Ciavatta e il Ministro Maroni, avevano affrontato la questione in un clima collaborativo decidendo di istituire un tavolo tecnico che si è riunito una sola volta. E San Marino, fin da novembre 2010, aveva di sua iniziativa già contingentato l’accettazione di richieste di matrimoni misti, fino ad ottobre 2011. Ora la corte costituzionale, con la sentenza 245/2011, ha stabilito che può sposarsi in Italia anche chi non ha il permesso di soggiorno. Non serve più venire a San Marino. “Se diminuiranno i matrimoni degli stranieri, – commenta il segretario di Stato, Valeria Ciavatta – per noi, è solo meglio”. Come dire: un grattacapo in meno. La lievitazione delle richieste, nel 2009-2010, aveva infatti obbligato il personale di Stato Civile ad un superlavoro a fronte di un introito, praticamente irrisorio: per 182 matrimoni appena 70mila euro. Il segretario Ciavatta ha poi divulgato i dati relativi alle unioni celebrate nei primi sei mesi del 2011. 80 per un introito di 48 mila euro.
Luca Salvatori
Luca Salvatori
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