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Medicinali per zone di guerra bloccati al porto di Ravenna: il caso San Marino e il marchio "Made in Italy"

Sequestrati oltre 100mila flaconi destinati a Libano e Siria: controversie sul ruolo del Titano nella produzione. L'azienda difende il marchio italiano.

21 dic 2024
Immagine di repertorio
Immagine di repertorio

Da oltre un mese, 100mila flaconi del medicinale “Fortus”, destinati a zone di guerra come Siria e Gaza tramite Beirut, sono bloccati al porto di Ravenna. Il carico, del valore di 96mila euro, è stato sottoposto a sequestro preventivo dalla dogana e convalidato dal gip Janos Barlotti. L'accusa: indebita apposizione del marchio “Made in Italy” sul prodotto, considerata una violazione dell’articolo 517 del Codice Penale e della legge 350/2003, volta a tutelare le eccellenze italiane.

La disputa legale, spiega il Corriere Romagna, ruota attorno alla lavorazione del medicinale a San Marino, dove è avvenuto il confezionamento. Secondo le autorità, ciò qualificherebbe lo sciroppo come "originario" dello Stato sammarinese e non dell’Italia. Tuttavia, la difesa, rappresentata dagli avvocati Luca Sannio e Gian Luigi Manaresi, sostiene che il 63% delle fasi produttive, incluse la raccolta delle materie prime, si sono svolte in Italia, giustificando quindi l'uso del marchio “Made in Italy”.

I medicinali, prodotti dall’azienda Advanced Biomedical di Cagliari, erano destinati a ONG che operano in aree devastate dai bombardamenti, dove servono trattamenti per le patologie respiratorie causate da microparticolati. Per supportare la difesa, è stata depositata una consulenza tecnica di 200 pagine a firma del professor Silvio Massimo Lavagna, esperto di tecnica farmaceutica, che afferma che la lavorazione principale è avvenuta in Italia. “Il confezionamento a San Marino non può cambiare la provenienza del prodotto,” ha dichiarato.

La difesa ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame di Ravenna, confidando in un dissequestro nei prossimi giorni. “Se il provvedimento non sarà annullato, ricorreremo in Cassazione,” ha spiegato l’avvocato Sannio.





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