Riscoprire la territorialità e la storia del gusto. Comprendere che la cucina non è la semplice trasformazione di un cibo a diversi livelli di cottura e arricchito da più o meno condimenti, ma viene direttamente dalle nostre radici. Un prodotto tipico è espressione del passato, delle tradizioni e della cultura di una terra. E’ meraviglioso vedere la piadina che acquista di spessore andando da Rimini verso Bologna, accompagnando sapori diversi. E’ un sacrilegio venire in Romagna e mangiare le stesse cose che troveresti in un ristorante di Las Vegas. Importante riscoprire anche la territorialità del vino, le naturali imperfezioni che lo rendono unico. Sono solo alcuni dei concetti che hanno ispirato il libro del giornalista Paolo Massobrio e la cuoca Giovanna Ruo Barchera. Il titolo è significativo “L’ascolto dei sapori”. In questa sinestesia c’è tutta una filosofia della riscoperta del gusto e della degustazione, senza fretta e con la consapevolezza di ciò che si mette in bocca. La stessa filosofia del club Papillon, associazione nata nel 92 che conta in tutta Italia oltre 6000 iscritti, associazione di cui Massobrio è presidente. Il libro è una selezione di 170 ricette, realizzate rigorosamente con prodotti tipici delle varie realtà regionali e territoriali. Ci troverete l’insalata tiepida di gamberi di San Remo, il baccalà con le olive di Gaeta, le rondelle di tonno con i capperi di Pantelleria. Tra gli ospiti, doveva esserci anche lo chef Gianfranco Vissani che rimane però imbottigliato nel traffico ferragostano. Poco male;i presenti ingannano l’attesa degustando del prosciutto di Modena accompagnato da ottimo Lambrusco di Castelvetro. In sottofondo le dolci note di Casablanca…. E c’è anche chi si improvvisa Humprey Bogart lanciandosi in un improbabile ballo con una imbarazzata volontaria che non se la sente proprio di fare Ingrid Bergman.
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