Non sono mancate polemiche, a seguito del nostro servizio con l'intervista di Giulio Lolli, andato in onda ieri. Il nostro obiettivo – vogliamo ricordarlo - è trattare un tema di grande importanza, come la tratta dei migranti, in questo caso con una fonte diretta. Non certo fare un'apologia dell'ex patron di Rimini Yacht, che – come ricordato del resto nel servizio – è ancora latitante e deve pagare il suo conto con la Giustizia italiana.
"Non lo so". Così, Giulio Lolli, ha risposto alla domanda su dove siano finiti i fondi stanziati dal Governo italiano, a seguito dell'accordo raggiunto dal Ministro Minniti per limitare le partenze di migranti. Il fondatore di Rimini Yacht, tuttora ricercato dalla Giustizia italiana per gravi reati, è ora tra i responsabili delle Forze Speciali di Polizia Marittima del porto di Tripoli, incaricate dall'Esecutivo Serraj di fermare la tratta dei migranti. Ma di soldi dall'Italia, sostiene, non se ne sono visti; e una sola imbarcazione della flotta – la pilot 07, comandata dallo stesso Lolli – sarebbe stata in grado di operare, a partire da fine giugno. Le altre 6 imbarcazioni della flotta delle Forze Speciali di Polizia Marittima, invece, secondo Lolli, sarebbero fuori uso dopo le missioni contro lo Stato Islamico dei mesi passati. Nell'”accordo Minniti”, tuttavia, un ruolo decisivo – nel frenare le partenze - dovrebbe essere affidato alla Guardia Costiera libica. Ma "le loro barche sono tutte rotte", sostiene il bolognese. E allora come spiegare il drastico calo di arrivi di migranti, registrato a luglio e agosto? Lolli, che dall'Italia è fuggito 7 anni fa dopo il crack Rimini Yacht, fornisce una spiegazione che al momento non trova conferme a Roma. Si dice certo, infatti, che finanziamenti siano finiti alla Brigata 48 di Zauia, che avrebbe fortemente contribuito, in questi mesi, a limitare i flussi
"Non lo so". Così, Giulio Lolli, ha risposto alla domanda su dove siano finiti i fondi stanziati dal Governo italiano, a seguito dell'accordo raggiunto dal Ministro Minniti per limitare le partenze di migranti. Il fondatore di Rimini Yacht, tuttora ricercato dalla Giustizia italiana per gravi reati, è ora tra i responsabili delle Forze Speciali di Polizia Marittima del porto di Tripoli, incaricate dall'Esecutivo Serraj di fermare la tratta dei migranti. Ma di soldi dall'Italia, sostiene, non se ne sono visti; e una sola imbarcazione della flotta – la pilot 07, comandata dallo stesso Lolli – sarebbe stata in grado di operare, a partire da fine giugno. Le altre 6 imbarcazioni della flotta delle Forze Speciali di Polizia Marittima, invece, secondo Lolli, sarebbero fuori uso dopo le missioni contro lo Stato Islamico dei mesi passati. Nell'”accordo Minniti”, tuttavia, un ruolo decisivo – nel frenare le partenze - dovrebbe essere affidato alla Guardia Costiera libica. Ma "le loro barche sono tutte rotte", sostiene il bolognese. E allora come spiegare il drastico calo di arrivi di migranti, registrato a luglio e agosto? Lolli, che dall'Italia è fuggito 7 anni fa dopo il crack Rimini Yacht, fornisce una spiegazione che al momento non trova conferme a Roma. Si dice certo, infatti, che finanziamenti siano finiti alla Brigata 48 di Zauia, che avrebbe fortemente contribuito, in questi mesi, a limitare i flussi
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