Potrebbe essere un debito non onorato di 6mila euro il movente che ha scatenato la furia omicida di Tarek Omezzine, il tunisino 29enne che ha accoltellato e ucciso sabato sera a Rimini, il connazionale 26enne, Allaia Med Soufeny. Non ancora svolti gli interrogatori di garanzia. Denaro legato a questioni di droga. Potrebbe esserci questo dietro l’omicidio di sabato sera a Miraramare, al Jolly Caffe. L’omicida e la sua vittima – che viveva in Italia senza fissa dimora – erano stati visti litigare anche il giorno precedente, in autobus. Lavoravano nella stessa impresa edile come muratori. Tarek Omezzine, clandestino, è stato arrestato poche ore dopo l’omicidio. Trovati nell’appartamento gli abiti imbrattati di sangue e l’arma del delitto: un coltello con una lama di 12 centimetri. Agli arresti anche una 30enne nigeriana e altre tre tunisini: tutti con l’accusa di favoreggiamento. La nigeriana ha offerto rifugio ad Omezzine nell’immediatezza dell’omicidio, gli altri tre tunisini hanno invece mentito agli inquirenti tentando di depistare e rallentare le indagini. L’operazione è stata condotta in tandem da Carabinieri e Polizia Municipale. Gli agenti che vi hanno preso parte saranno premiati con un encomio formale. Lo ha preannunciato l’assessore riminese Roberto Biagini. Titolare delle indagini il pm Marino Cerioni.
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