L’udienza fiume non è bastata, il commissario della legge Buriani ha dovuto rinviare le conclusioni, e la sentenza, al prossimo 13 febbraio. Dopo la testimonianza del direttore dell’ufficio del lavoro, Milena Gasperoni, che ha ricordato come Evaristo Fabbrucci lavorasse in nero alla Titan Call, dove poi perse la vita il 13 ottobre 2009, particolarmente toccante è stata la deposizione della moglie della vittima, difesa dall’avvocato Rossano Fabbri. Ha ricordato, in lacrime, il marito come grande lavoratore, che lavorava in nero per pura necessità, avendo bisogno di soldi per il mutuo da pagare. Era legato, sia pure non in regola, alla Titan Call da almeno 10 anni: si rendeva disponibile ogni volta che l’azienda chiamava, fino al 2006 era in regola in Italia ma aveva sempre lavorato all’azienda di Galazzano, fino a che non era stato licenziato e dunque quel lavoro in nero era tutto ciò che gli rimaneva per mantenere la famiglia. E’ intenzione della moglie, quando tutto sarà finito, rilasciare una dichiarazione ufficiale affinché la vicenda del marito possa servire ad una presa di coscienza, perché non si può continuare a morire di lavoro.
Francesca Biliotti
Francesca Biliotti
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