Chi ricorda quell’Aprilia disegnata dalla mano ispiratissima del francese Philippe Starck che ha portato linee affascinanti e l’accento sulla ò? Si chiama Motò, roba da intenditori. Nata per non vendere secondo i piani di Ivano Beggio. “La voglio bella e basta”, quasi a togliersi un capriccio. 4.000 esemplari prodotti tra il 1995 e 1996, poi sogno o non sogno c’erano conti da far tornare. Motò esce di produzione. Ma nel giugno 2003 chi si è trovato quel cavallo di ferro in garage, comprato più per sfizio che per la ricerca di una moto performante, ha deciso che riunirsi in un club poteva essere l’idea per far sopravvivere il mito. Centinaia di iscritti in tutto il mondo per portare Motò dalla storia alla gloria. Per tre giorni in Repubblica, con il patrocinio della Segreteria al Turismo, gli appassionati del Club Italia Motò a scorrazzare per le strade e testimoniare che il mito vive o rivive, si scopre o si riscopre anche senza i grandi numeri, anche senza vendite record. Più che una moto un sentimento con l’accento sulla ò.
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