Stimati attorno ai 10 milioni di euro i danni del nubifragio che venerdì scorso si è abbattuto sulla riviera. Attivate le procedure per chiedere il riconoscimento dello stato di calamità naturale. Non si è trattato di una semplice grandinata. Ad abbattersi sul riminese l’8 luglio un vero e proprio nubifragio. Con piogge torrenziali fino a 54 mm e raffiche di vento che hanno raggiunto i 120 km orari, trombe d’aria. Situazione metereologica impietosa, che ha colpito il 40 per cento del territorio provinciale mettendo in ginocchio l’agricoltura. A soffrirne le colture ortofrutticole, ma anche gli ulivi e soprattutto le viti, in particolare quelle di innesto più recente, con danni ingenti. A pagarne lo scotto non solo la vendemmia di questo settembre, almeno un –40%, ma anche il bilancio delle attività degli anni a venire. Immediata la mobilitazione delle istituzioni provinciali, della camera di commercio e delle associazioni di categoria interessate per far fronte alla calamità. Innanzitutto una campagna di sensibilizzazione per spingere gli agricoltori ad accendere coperture assicurative. Al momento solo il 15% delle aziende agricole sonno assicurate. Poi l’intervento della Provincia e della Camera di Commercio con un fondo per contribuire alla copertura dei tassi di interesse dei mutui che le aziende stanno contraendo con le banche per rimettere in sesto l’attività. Infine la richiesta dello stato di calamità naturale. Gli elementi ci sono tutti, ha spiegato l’Assessore all’agricoltura, per attivare la procedura di accesso ai fondi nazionali. Innanzitutto nessun dubbio sul fatto che si sia trattato di nubifragio, come confermato anche dal Dirigente del Servizio Agricoltura Regionale, che ha interessato il 40% del territorio riminese colpendo oltre il 30% della produzione agricola provinciale.
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