Era stata definita l'ultima spiaggia – il Consiglio di Sicurezza convocato oggi – per tentare di riprendere il cessate il fuoco in Siria, dopo l'attacco ad un convoglio di aiuti umanitari vicino ad Aleppo. Ma i toni – tra Washington e Mosca – restano da guerra fredda. Per questa nuova violazione della tregua, gli Stati Uniti avevano accusato inizialmente Damasco, per poi puntare il dito contro l'aviazione russa. Ma Serghiei Lavrov ha respinto al mittente le accuse. “E' molto chiaro – ha detto il ministro agli esteri russo - chi ha rispettato l'accordo sul cessate il fuoco e chi no”. Un riferimento esplicito al bombardamento della Coalizione a guida americana sulle truppe dell'Esercito siriano a Deir el-Zor, che ha consentito all'ISIS di guadagnare posizioni strategiche. Quanto all'attacco di Aleppo – costato la vita a 21 persone - Lavrov ha sottolineato alcune coincidenze sospette: tra queste il fatto che – durante il bombardamento del convoglio umanitario – fosse in corso, proprio in quel distretto, un'offensiva dei militanti qaedisti di Al Nusra. “Serve una indagine seria e imparziale” – ha poi dichiarato -, ricordando anche di aver fornito tutte le informazioni in possesso del Cremlino su quanto accaduto. Tra queste il video, ripreso da un drone, nel quale – secondo Mosca – si vede un pickup di ribelli, che traina un mortaio di grosso calibro, proprio a ridosso della colonna di camion. Anche il ministro della Difesa russo ha escluso l'ipotesi di uno strike aereo. “Mancano i crateri tipici – ha sottolineato - e gli automezzi non hanno danni dovuti all'onda esplosiva di un proiettile aereo”. Il commento del segretario di Stato americano, è stato laconico. “Sembra che Mosca – ha detto Kerry - sia su un universo parallelo”. Al Palazzo di Vetro, insomma, l'atmosfera è quanto mai tesa. Ieri, in apertura di Assemblea, il durissimo attacco ad Assad, da parte del segretario generale delle Nazioni Unite. “Nessuno – ha dichiarato Ban Ki-Moon - ha ucciso più civili, in Siria, del governo, che continua a torturare migliaia di detenuti”. Tagliente, la risposta di Damasco. “Il popolo siriano – ha dichiarato il Ministro agli esteri – non ha bisogno delle prediche di Ban Ki-Moon, che ha ritirato un report che condannava l'Arabia Saudita in cambio di qualche dollaro”.
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