Nuovo affondo sulla Siria e cauta apertura al dialogo nei confronti dell'Iran, ma l'atteso faccia a faccia non ci sarà. Barack Obama, parlando all'Assemblea generale dell'Onu, delinea la sua strategia nella regione mediorientale, lanciando un appello per la definitiva messa al bando delle armi chimiche e chiedendo al nuovo corso di Teheran "fatti concreti" dopo tante parole. Intanto e' saltato lo storico faccia a faccia che la Casa Bianca avrebbe voluto col nuovo leader iraniano, Hassan Rohani, a margine dei lavori al Palazzo di Vetro: per gli iraniani - ha spiegato un alto funzionario Usa - era ''troppo complicato'' realizzarlo ora. Il presidente americano e' salito sul palco poche ore prima di Rohani, e subito dopo un duro intervento della presidente brasiliana Dilma Rousseff che ha accusato gli Stati Uniti di spionaggio, creando non pochi imbarazzi nell'entourage della Casa Bianca. Ha preso la parola consapevole dello scetticismo che incombe sia sul piano per il disarmo chimico di Damasco, sia sul possibile avvio di un dialogo con Tehran, dopo anni di muro contro muro. E difende la politica estera della sua amministrazione, finita più volte nell'occhio del ciclone negli ultimi tempi, e da molti osservatori definita una politica a 'zig-zag', senza una direzione precisa da seguire. Sulla Siria - alla vigilia del ritorno degli ispettori Onu sul campo e nel giorno dell'ennesima autobomba esplosa a Damasco - Obama afferma senza mezzi termini che "la risposta della comunità internazionale alla crisi non e' stata all'altezza", soprattutto di fronte al massacro compiuto con il gas sarin il 21 agosto scorso. Per questo gli Usa avrebbero voluto intervenire militarmente, per punire il regime di Assad sulla cui responsabilità per Washington non ci sono dubbi: "Ci sono prove evidenti", "non sono stati i ribelli". Ma di fronte alla nuova opportunità di risolvere la situazione per via diplomatica, la Casa Bianca ha deciso di accantonare momentaneamente l'ipotesi di un attacco. Ora però, ammonisce Obama, "il mondo deve inviare un messaggio potente sulle armi chimiche", e non solo a Damasco. Devono essere messi in guardia tutti i tiranni, che non possono farsi scudo del concetto di sovranità per compiere massacri e restare impuniti. Di qui l'invito a istituire un bando assoluto delle armi chimiche, ovunque nel mondo. E sulla Siria, ribadisce, "il Consiglio di sicurezza deve varare una risoluzione forte". Una risoluzione a cui al Palazzo di Vetro si sta lavorando senza sosta e che potrebbe vedere la luce entro pochi giorni. Una risoluzione che per gli Stati Uniti deve prevedere il ricorso a sanzioni molto più dure di quelle attuali in caso di inadempienza da parte del regime di Damasco. Con il riferimento all'uso della forza che potrebbe essere rinviato ad un successivo documento nel caso Assad violi gli impegni presi. Dalla Siria all'Iran. Obama parla in un clima che appare profondamente cambiato rispetto agli ultimi anni, quando ad infiammare l'Assemblea generale dell'Onu erano le provocazioni di Ahmadinejad. Rohani - al momento dell'intervento del presidente Usa - non e' in sala, impegnato in una fitta serie di incontri bilaterali. Ma nessuno vuole dare a questo fatto un significato negativo. "Sono incoraggiato, ci potrebbero essere le basi per un accordo sul programma nucleare sulla base delle recenti dichiarazioni della leadership iraniana", afferma Obama, ben sapendo che l'apertura al dialogo e' osteggiata sia da Israele ("il mondo non si faccia ingannare da Teheran", tuona il premier Benyamin Netanyahu) sia negli Usa da diversi membri del Congresso. Adesso però ''dalle parole si deve passare ai fatti'', è il messaggio inviato a Rohani, il cui intervento è il più atteso di questa 68/ma Assemblea dell'Onu.
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