“Non ti azzardare più a insultare la Russia”. Così – rivolgendosi al rappresentante britannico – l'ambasciatore Safronkov ha concluso il suo intervento al Consiglio di Sicurezza. Scontato il veto di Mosca alla risoluzione – fortemente voluta dal Regno Unito – di condanna al presunto attacco chimico a sud di Idlib. Il testo era infatti una sorta di atto d'accusa nei confronti di Damasco, mentre la Russia chiede l'apertura di una indagine imparziale, ritenendo non vi siano prove circa l'utilizzo di gas da parte dell'aviazione siriana. La CNN, dal canto suo, ha parlato – evitando tuttavia di indicare la fonte – di intercettazioni che confermerebbero la tesi di Washington. Ma c'è anche da registrare quanto affermato oggi dall'agenzia di stampa di Damasco, secondo la quale centinaia di persone sarebbero rimaste uccise in un raid della Coalizione a guida statunitense contro un deposito di armi chimiche dell'ISIS a Dayr az Zor. Anche in questo caso nessuna conferma indipendente. Qualche segnale di disgelo – tuttavia - sembra essere venuto dalla visita di Tillerson a Mosca. “I nostri rapporti – ha detto il segretario di Stato americano - sono a un livello basso di fiducia, e due potenze nucleari non possono permetterselo”. “Ci sono una serie di questioni da risolvere – ha sottolineato il ministro agli esteri russo Lavrov -, Ma le tante ore passate insieme non sono state vane”. L'altro fronte aperto, per gli Stati Uniti, è quello con Kim Jong-Un. Donald Trump, ormai convertitosi all'interventismo, si è detto convinto che “la Cina si occuperà adeguatamente della Corea del Nord”. “Ma se non saranno in grado di farlo – ha aggiunto – lo faremo noi, con i nostri alleati”. Tra questi, ovviamente, vi è il Giappone; “Pyongyang – sostiene il Premier Abe - potrebbe essere in grado di armare i propri missili con il gas sarin”. Nel frattempo la flotta guidata dalla portaerei Vinson prosegue l'avvicinamento alla penisola coreana
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