In un primo momento sembrava che i giochi fossero fatti. Boyhood stava vincendo tutti i premi che pavimentano la strada verso gli Oscar, era abbastanza scontato che il film di Richard Linklater girato nei dodici anni di crescita di un ragazzino, avrebbe vinto anche l'Academy Award per il miglior film. Un paio di giorni fa però i giochi si sono chiusi, le schede sono state consegnate e voci di corridoio raccontano un'altra storia. Pare che molti dei 6000 votanti dell'Academy of Motion Pictures Art Science abbiamo storto il naso, alla fine, additando come troppo semplice un film che ha come unico punto di forza la determinazione di un regista e di un gruppo di attori che per 12 anni sono andati avanti con lo stesso progetto. A chi potrebbe lasciare dunque il passo Boyhood, se questo alla fine non dovesse farcela? C'è chi dice Birdman, il film di Alejandro G. Inárritu che racconta di un attore sul viale del tramonto, un tema molto caro ai votanti. Altri però azzardano a ipotizzare la vittoria di American Sniper, il film di Clint Eastwood che è riuscito nell'impresa di trasformare un cecchino in un eroe nazionale. Il fatto è che quest'anno non c'è fra gli otto film candidati un vero favorito (gli altri sono Selma, sulle lotte contro le discriminazioni razziali negli anni Sessanta, La teoria del tutto, biografia del fisico affetto da Sla Stephen Hawking, The imitation game sulla figura di Alan Turing, Gran Budapest Hotel, che vede candidata l'unica italiana in gara, Milena Canonero per i costumi, e Whiplash, storia di un terribile insegnante di musica, emerso dal festival di Toronto). "E il fatto è che non è detto che il film più votato sia quello che alla fine vince." spiega Brian Cullinan di PricewaterhouseCoopers che come ogni anno si occupa di raccogliere i voti, contarli e determinare il vincitore. Da sei anni a questa parte, infatti, è stato adottato un sistema preferenziale che prevede che, per vincere, il film debba ottenere il 50% delle preferenze, se nessun candidato arriva al 50%, si procederà alla riassegnazione dei voti dopo l'esclusione del film che ha ottenuto il minor numero di preferenze e questo procedimento si ripeterà sino a che un film non raggiungerà la soglia del 50%. "Un sistema - spiega Cullinan - che garantisce ad ogni votante la massima influenza. Alcuni votano per un solo film, ma se il loro film non vince, quel voto è perso, se indicano invece una lista di preferenze, il loro giudizio continuerà a contare". Tanta premura la dice lunga sull'importanza che può avere una statuetta per le sorti, non solo del film candidato, ma anche della casa di produzione e degli attori che ci hanno lavorato. In passato succedeva che una casa cinematografica imponesse a tutti gli attori sotto contratto di votare per i loro film, non era pratica lecita, ma succedeva e probabilmente succede tuttora. Insomma l'Oscar è un affar serio e vincerlo cambia la vita. Quest'anno probabilmente avranno la vita cambiata Julianne Moore, che per Still Alice sul dramma dell'Alzhaimer ha vinto tutti i premi minori e con ogni probabilità si porterà a casa anche l'Oscar per la migliore attrice protagonista, J.K. Simmons e Patricia Arquette, favoriti nella categoria migliore attore e attrice non protagonisti (rispettivamente per Whiplash e Boyhood). Più incertezza regna fra i 5 candidati alla statuetta del migliore attore protagonista, con Eddie Redmayne (La teoria del tutto) e Michael Keaton (Birdman) in leggero vantaggio rispetto a Benedict Cumberbatch (The imitation game), Steve Carell (Foxcatcher) e Bradley Cooper (American Sniper). Fra i registi i giochi sembrano essere fatti fra Inárritu per Birdman e Linklater per Boyhood. All'Italia, che lo scorso anno aveva portato a casa l'Oscar per il miglior film straniero con La grande bellezza di Paolo Sorrentino, sarà concesso di sperare solo in occasione dell'annuncio della migliore costumista. Milena Canonero ha comunque molte chance di vittoria. Per i costumi di Grand Budapest Hotel ha vinto intanto il Costume Designers Guild Award 2015, assegnato dai membri del sindacato dei costumisti. Oscar o no, comunque, per tutti ci sarà un premio di consolazione se non importante quanto meno lussuoso: ogni candidato infatti porterà a casa una "goodye bag", una borsa di regali del valore complessivo di 125mila dollari. Cosa conterrà? Fra il resto, una di lusso vacanza in Toscana, un'astrologa a disposizione per oroscopo personalizzato (20mila dollari), sali del Mediterraneo per 1500 dollari, un buffet di dolci per 800 dollari e un trattamento per il ringiovanimento della vagina, quest'ultimo regalo, naturalmente, solo per le candidate donne. L'ottantasettesima cerimonia degli Oscar andrà in Onda domenica dal Dolby Theatre di Hollywood e sarà condotta dall'attore di How i met your mother Neal Patrick Harris.
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