Si discolpano davanti al Gip i tre arrestati con l’accusa di avere dato la droga fatale a Pantani. “Non ho mai dato cocaina a Marco e quando l’ho conosciuto non sapevo nemmeno che fosse così famoso”. Questa è una delle frasi pronunciate dalla trentenne russa Elena Korovina, diventata cittadina italiana in seguito a un matrimonio ora finito. La donna ha raccontato al giudice di avere conosciuto Pantani nel dicembre dello scorso anno, ma ha anche riferito di non avere mai ceduto droga all’ex campione. Probabilmente, avrebbe lasciato intendere, Pantani quello stupefacente ce lo aveva già. Ma secondo le indagini della squadra mobile di Rimini che hanno portato la ragazza in manette, Elena Korovina avrebbe partecipato attivamente a tre episodi di consegna di sostanze stupefacenti a Marco Pantani. Non avrebbe invece avuto alcun ruolo solo nell’ultimo episodio, quello del 9 febbraio, l’ultima dose fatale. E’ per questo che solo a lei gli investigatori non hanno contestato l’articolo 186 del codice penale: ovvero la morte del ciclista come conseguenza di altro delitto, in questo caso lo spaccio. Anche Ciro Veneruso nega di aver dato droga a Pantani. Quel 9 febbraio, avrebbe dichiarato, andati al residence Le Rose ma gli parlai soltanto e non gli diedi cocaina. Fabio Carlini dichiara di essersi arrabbiato per la cocaina data al pirata e, aggiunge, in aprile mi recai a rendere dichiarazioni spontanee al pubblico ministero. Restano però i gravi indizi elencati nell’ordinanza di custodia cautelare, tra i quali la conoscenza con Miradossa, spiegata dal legale di Carlini con il fatto che il presunto spacciatore napoletano da ottobre aveva affittato una stanza della casa dove Carlino abitava a Rimini, a pochi passi dal residente Le Rose dove fu trovato morto Marco Pantani.
Riproduzione riservata ©