Logo San Marino RTV

La parabola del Rais

20 ott 2011
42 anni di potere. Uscì dal colpo di stato contro re Idris autoproclamandosi “Colonnello”. E così è rimasto per quattro decenni: “il colonnello Gheddafi”. Ha subito attentati, i bombardamenti degli Stati Uniti su Tripoli, fino a quando l’onda lunga della rivolta del Maghreb si è impadronita del suo paese. Il suo potere si è fondato sul consenso dei capitalisti e dell’economia, ma trae origine da una rivoluzione nazionalista, anticolonialista, legata alle vicende popolari. Eppure la sua è stata una oligarchia, brutale nella repressione del dissenso. Libia era il termine con cui i greci chiamavano tutte le terre conosciute ad occidente dell’Egitto. Il nome è stato riesumato nel 43 dal governo fascista ma già nel 1911 l'Italia con Giolitti si era lanciata alla conquista del paese, strappandolo all'Impero Ottomano in disfacimento. Appena salito al potere il colonnello avviò un programma di nazionalizzazioni delle grandi imprese e dei possedimenti italiani, chiudendo le basi militari statunitensi e britanniche. Negli anni Ottanta, la Libia entrò nella black list dei paesi che avevano legami con il terrorismo. Tripoli fu bombardata dai caccia americani, rispondendo con un attacco missilistico contro Lampedusa. Un crescendo di tensioni culminato nel 1988 con l’attentato di Lockerbie sul volo Pan Am 103, che causò la morte di 270 persone. Il lento riavvicinamento alla comunità internazionale è di pochi anni fa. I rapporti con l’Italia tornano alla piena normalità con il Trattato di Bengasi del 2008, firmato tra le polemiche, che regola anche il controllo dei flussi migratori da parte di Tripoli.
Un’apoteosi per il colonnello, ricevuto nella pompa, senza imbarazzi. E il corredo del gossip tra amazzoni e studentesse in minigonna, da istruire nel segno verde della Jamahiriya. Ma le relazioni privilegiate, in tempi di energie scarse, avrebbero portato la guerra, in Libia. Nel nome dei diritti umani, che si invocano in carenza di argomenti, mentre soffiava in primavera il vento delle rivolte arabe, che il colonnello nel suo paese non aveva esitato a reprimere nel sangue, per iniziativa del presidente francese Sarkozy, affiancato dal premier Cameron, nasceva la coalizione dei volenterosi, con l’Italia tirata per la giacca. La guerra sarebbe passata sotto l’ombrello Nato. Bombardamenti, altri morti, anche vittime innocenti. L’uso spregiudicato della propaganda in cui Gheddafi era maestro. Poi il silenzio, mentre la guerra non finiva. E il consiglio nazionale transitorio, intanto insediato, che non controllava il paese. Gheddafi, ha combattuto fino all’ultimo, senza scegliere la strada più comoda dell’esilio. L’epilogo delle ultime ore, col grido disperato “ non sparate” che il colonnello avrebbe urlato prima di essere ucciso, elimina le conseguenze incerte di un processo internazionale e nuove polemiche. Il rais è morto. Sembra lui, non un sosia.

Sonia Tura

Riproduzione riservata ©