Gli “hate crime” finiscono nel mirino del giudice che obbliga Forza Nuova e altre sedici persone a cancellare da Facebook post diffamatori - con riferimenti razziali e di stampo sessista - nei confronti della vice sindaca Gloria Lisi. “Ottima notizia che la politica non permetta più infamie a mezzo stampa", è invece il commento del circolo Arcigay 'Alan Turing' di Rimini. Lisi era entrata nel mirino di questi utenti del social network dopo la sua visita, la scorsa estate, ad un ragazzo nigeriano accoltellato a Marina Centro. Per quei commenti lasciati sulla Rete, Lisi e Comune avevano sporto querela.
A giudizio dell'Arcigay della città romagnola, "ogni azione per contrastare questi grumi di odio è un segnale che le istituzioni non sono più disposte a far passare sotto silenzio queste autentiche violenze verbali”. “Oltre ad avere una funzione repressiva dei tanti 'leoni da tastiera' - viene aggiunto - è un messaggio educativo che stabilisce che non può essere lecita la violenza in nessuna forma. In questo caso la politica ha dato un ottimo esempio nei confronti soprattutto dei giovani". Anche perchè, prosegue l'Arcigay di Rimini, "bisogna rendersi conto che gli hate crime, anche se compiuti da chi si nasconde dietro un monitor, rappresentano dei reati veri e propri”.
A giudizio dell'Arcigay della città romagnola, "ogni azione per contrastare questi grumi di odio è un segnale che le istituzioni non sono più disposte a far passare sotto silenzio queste autentiche violenze verbali”. “Oltre ad avere una funzione repressiva dei tanti 'leoni da tastiera' - viene aggiunto - è un messaggio educativo che stabilisce che non può essere lecita la violenza in nessuna forma. In questo caso la politica ha dato un ottimo esempio nei confronti soprattutto dei giovani". Anche perchè, prosegue l'Arcigay di Rimini, "bisogna rendersi conto che gli hate crime, anche se compiuti da chi si nasconde dietro un monitor, rappresentano dei reati veri e propri”.
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