Pensionati in difficoltà economica, alcuni a rischio povertà. La denuncia arriva dai Sindacati di categoria che chiedono interventi urgenti per uno dei settori deboli della società. In particolare le lamentele riguardano il caro vita che cresce di anno in anno a fronte di un calo del potere d’acquisto delle pensioni, ritoccate solo di pochi euro. un altro fronte di spesa riguarda il costo dei medicinali esclusi dal prontuario farmaceutico. E qui tra pensionati e struttura sanitaria si registrano divergenze. Si tratta di quei prodotti definiti da banco, che servono per piccoli problemi quotidiani. Pomate generiche, per le piccole ulcere o antireumatiche, aspirine, fermenti lattici, antipiretici, a cui si aggiungono bende, cerotti e garze. Secondo un calcolo approssimativo un anziano per questi farmaci sostiene una spesa che varia da 50 a 80 euro al mese, l’equivalente, per chi può contare sul minimo pensionabile, di una mensilità all’anno. Per questo le Federazioni dei pensionati chiedono a gran voce il reinserimento di questi prodotti di largo consumo nel prontuario farmaceutico. Lamentele alle quali il Direttore Sanitario dell’ospedale risponde che l’esclusione dal prontuario di alcuni prodotti risponde ad un principio di razionalità e non di economicità, con un occhio di riguardo alle specialità e in base alle direttive dell’unione europea. In pratica si tratta non di farmaci ma di prodotti medicali, che non necessitano di prescrizione medica, da sempre a carico degli utenti negli altri Paesi. Tutti i principi attivi, aggiunge Manzoli, sono presenti nella gamma di medicine prescrivibili gratuitamente dall’Iss e questo permette al medico di prescrivere almeno due farmaci alternativi con gli stessi principi attivi. Forse il problema, conclude, è relativo all’informazione, finiti i tempi del tutto gratis per tutti è subentrata la difficoltà, anche psicologica, di adattamento a regole nuove.
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