La questione della incompatibilità non esiste, non è contemplata dallo statuto della Banca Centrale per la figura del Presidente, ma ciononostante il massimo responsabile dell’organismo di gestione del credito, ha rimesso il proprio mandato lasciando alla politica la mano libera per prendere ogni decisine in merito. Un atto di sensibilità e di responsabilità, gli hanno riconosciuto tutti, che non può che fargli onore. Ma oggi, viste le polemiche divampate, le imprecisioni, gli spropositi che da più parti sono uscite, Antonio Valentini si sente di fare qualche precisazione. E la prima, almeno in ordine di risonanza, è proprio questa: le dimissioni, si capisce leggendo la nota del Presidente della Banca Centrale, non erano assolutamente un atto dovuto: alla sezione VII° dello Statuto relativa alle “incompatibilità e divieti successivi”, l’Articolo 17 richiama espressamente il principio dell’incompatibilità per tutti i vertici direttivi e le figure apicali della Banca e per questo aspetto la carica di Valentini non ricade in nessuna delle casistiche menzionate.
Non è polemico il Presidente dimissionario, ma vuole semplicemente – come spiega – fornire ulteriori elementi di valutazione perché la questione sia affrontata nella massima chiarezza. Lo Statuto approvato con la legge 96 del 29 giugno 2005 – evidenzia Valentini - prevede che la funzione di vigilanza nel suo complesso sia affidata all’organo di Coordinamento della Vigilanza, composto dal Direttore Generale che lo presiede e da due ispettori. Il Presidente e il Consiglio Direttivo non hanno dunque alcun potere o competenza sulla vigilanza, le ispezioni, le sanzioni e la questioni antiriciclaggio. Competenze ben distinte tra l’organo direttivo della Banca Centrale alla cui guida c’è il Presidente e quello tecnico di coordinamento della vigilanza, presieduto dal Direttore Generale. L’eventuale accordo di collaborazione fra Banca Centrale di San Marino e la Banca d’Italia in tema di vigilanza – aggiunge Valentini - per la parte sammarinese deve essere firmato dal Direttore Generale. C’è poi l’aspetto, da alcuni segnalato, di una presunta incompatibilità vista la comunanza professionale fra Valentini e Stefano Venturini. “In riferimento alla passata condivisione in forma associativa della professione – rileva il presidente dimissionario di Banca Centrale – con il dottor Venturini, per il quale conservo la massima stima, riconfermo si trattasse di una mera associazione di mezzi, vale a dire un’organizzazione finalizzata alla condivisione delle spese fisse di struttura, con la completa e totale separazione della clientela ed ancor più degli incassi derivanti dalla medesima”. Tutto, insomma, ha assunto connotazioni critiche sovradimensionate ma Antonio Valentini ha comunque deciso di rimettere il proprio mandato, “soprattutto – spiega – per evitare strumentalizzazioni che avrebbero ingiustamente offuscato l’immagine di un’istituzione fondamentale per l’economia sammarinese e frutto di un faticoso percorso – aggiunge - volto a beneficiare l’intero sistema bancario. Ciò – conclude Valentini - potrà consentire di valutare serenamente la situazione, cogliendo sia l’infondatezza delle criticità ipotizzate nei vari attacchi e sia la forte responsabilità e sensibilità istituzionale che distingue i vertici della Banca Centrale della Repubblica di San Marino.
Non è polemico il Presidente dimissionario, ma vuole semplicemente – come spiega – fornire ulteriori elementi di valutazione perché la questione sia affrontata nella massima chiarezza. Lo Statuto approvato con la legge 96 del 29 giugno 2005 – evidenzia Valentini - prevede che la funzione di vigilanza nel suo complesso sia affidata all’organo di Coordinamento della Vigilanza, composto dal Direttore Generale che lo presiede e da due ispettori. Il Presidente e il Consiglio Direttivo non hanno dunque alcun potere o competenza sulla vigilanza, le ispezioni, le sanzioni e la questioni antiriciclaggio. Competenze ben distinte tra l’organo direttivo della Banca Centrale alla cui guida c’è il Presidente e quello tecnico di coordinamento della vigilanza, presieduto dal Direttore Generale. L’eventuale accordo di collaborazione fra Banca Centrale di San Marino e la Banca d’Italia in tema di vigilanza – aggiunge Valentini - per la parte sammarinese deve essere firmato dal Direttore Generale. C’è poi l’aspetto, da alcuni segnalato, di una presunta incompatibilità vista la comunanza professionale fra Valentini e Stefano Venturini. “In riferimento alla passata condivisione in forma associativa della professione – rileva il presidente dimissionario di Banca Centrale – con il dottor Venturini, per il quale conservo la massima stima, riconfermo si trattasse di una mera associazione di mezzi, vale a dire un’organizzazione finalizzata alla condivisione delle spese fisse di struttura, con la completa e totale separazione della clientela ed ancor più degli incassi derivanti dalla medesima”. Tutto, insomma, ha assunto connotazioni critiche sovradimensionate ma Antonio Valentini ha comunque deciso di rimettere il proprio mandato, “soprattutto – spiega – per evitare strumentalizzazioni che avrebbero ingiustamente offuscato l’immagine di un’istituzione fondamentale per l’economia sammarinese e frutto di un faticoso percorso – aggiunge - volto a beneficiare l’intero sistema bancario. Ciò – conclude Valentini - potrà consentire di valutare serenamente la situazione, cogliendo sia l’infondatezza delle criticità ipotizzate nei vari attacchi e sia la forte responsabilità e sensibilità istituzionale che distingue i vertici della Banca Centrale della Repubblica di San Marino.
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