Bassini rilevò nel 2000 la finanziaria Finbroker da Giovanni Manfredini. Ma – secondo il forlivese condannato a 3 anni – in realtà quell’uomo era Aldo Anghessa, informatore del Sisde, che stava usando un falso nome. “Ero sotto osservazione dei servizi italiani” ha dichiarato, rispondendo alle domande del giudice Ceccarini. Il forlivese ha anche affermato di essere stato nello staff della Lega delle Cooperative con funzione di consulenza per la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Una deposizione ricca di particolari, esposta in maniera brillante, al punto che lo stesso giudice Ceccarini, interloquendo con l’imputato durante l’udienza, gli ha riconosciuto una certa credibilità. Bassini ha lamentato il fatto di non essere stato messo a confronto con il vicedirettore dell’epoca della Bsm, che, a suo dire, fu testimone delle restituzione di una parte del denaro a Miriam Tedeschi. Bassini ha anche rivelato che la provvigione dell’affare Telekom Serbia, fu fatturata da un’azienda macedone di concimi, la Mac Environment, che poi andò misteriosamente a fuoco. Particolare questo che è stato accertato e verificato. “Quei soldi scottavano” ha ricordato il difensore, l’avvocato Marco Martines e il conte Vitali – ha aggiunto - li affidò a Bassini perché aveva ottime credenziali e gli garantiva massima riservatezza. Pochi minuti prima della sentenza, in un colloquio informale con le persone presenti, il forlivese aveva rivelato di avvertire un certo pessimismo. Una sensazione che si è rivelata corretta. Ora, in ogni caso, ci sarà l’appello, anche se Bassini, nel frattempo, dovrà restituire la somma oggetto della contesa processuale, e cioè l’equivalente di oltre 20 miliardi, più gli interessi dal 2001 ad oggi, le spese di giustizia e legali.
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