2 ore e 40 minuti di Camera di Consiglio, questo il tempo necessario al giudice Carlo Masini per decidere di accettare la proposta del pubblico ministero Leonardo Berardi di riportare in aula Fabio Miradossa e Ciro Veneruso, rispettivamente fornitore e spacciatore della dose costata la vita a Pantani.
Una decisione che potrebbe aprire nuovi scenari all’interno di un procedimento che si sarebbe potuto concludere con le sentenze per gli ultimi due imputati: Elena Korovina e Fabio Carlino. La donna, rappresentata dall’avvocato Alessandro Catrani, è accusata di aver fornito cocaina a Marco Pantani il 26 dicembre 2003, mentre Carlino, i cui legali Luca Greco e Piero Venturi ritenevano non ammissibile la proposta di una nuova riconvocazione in aula, deve rispondere della morte di Pantani come conseguenza del reato di spaccio, per aver mantenuto i rapporti tra il ciclista, Miradossa e Veneruso.
La riconvocazione in aula è prevista per lunedì prossimo, in quella occasione testimonieranno proprio Miradossa e Veneruso, che prima non potevano essere ascoltati in quanto imputati, in un procedimento connesso, nel quale si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. A luglio la sentenza, con la quale avevano patteggiato la pena era divenuta definitiva, da qui la possibilità di rendere testimonianza nel procedimento in corso.
Una decisione che potrebbe aprire nuovi scenari all’interno di un procedimento che si sarebbe potuto concludere con le sentenze per gli ultimi due imputati: Elena Korovina e Fabio Carlino. La donna, rappresentata dall’avvocato Alessandro Catrani, è accusata di aver fornito cocaina a Marco Pantani il 26 dicembre 2003, mentre Carlino, i cui legali Luca Greco e Piero Venturi ritenevano non ammissibile la proposta di una nuova riconvocazione in aula, deve rispondere della morte di Pantani come conseguenza del reato di spaccio, per aver mantenuto i rapporti tra il ciclista, Miradossa e Veneruso.
La riconvocazione in aula è prevista per lunedì prossimo, in quella occasione testimonieranno proprio Miradossa e Veneruso, che prima non potevano essere ascoltati in quanto imputati, in un procedimento connesso, nel quale si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. A luglio la sentenza, con la quale avevano patteggiato la pena era divenuta definitiva, da qui la possibilità di rendere testimonianza nel procedimento in corso.
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