E’ fortemente contrariato il Segretario di Stato per gli Affari Esteri e non fa nulla per nasconderlo. Anzi. Approfitta del podio del San Marino Forum per esternare l’indignazione della Repubblica di fronte alla nuova operazione della magistratura forlivese incentrata sulle banche. “Una assurdità assoluta – tuona il capo della diplomazia sammarinese – un fatto di una gravità inaudita che parte da presupposti infondati. Si accusa San Marino di riciclaggio – aggiunge – quando invece i soldi sequestrati provenivano nientemeno che dalla Banca d’Italia. Ci dobbiamo ribellare a questa impostazione reagendo in modo forte”. Lunedì pomeriggio, a Roma, incontrerà il collega Franco Frattini, un colloquio che doveva essere incentrato sull’accordo di cooperazione economica ma che avrà per oggetto questa nuova vicenda. All’Italia Stolfi intende chiedere un diverso atteggiamento nei confronti di San Marino. “Tra Stati sovrani si usano i canali diplomatici – dichiara – invece pare ci siano soggetti dell’amministrazione italiana, come la magistratura e la Guardia di Finanza, che considerano San Marino come parte dell’Italia e che pensano quindi di poter sconfinare tranquillamente. Già da lunedì – annuncia – prenderemo iniziative per tutelare il nostro sistema”. In mattinata il Congresso di Stato valuterà le misure in proposito e subito dopo Stolfi partirà per la Farnesina dove ne parlerà con il collega italiano.
Ad aprire questo nuovo filone d’inchiesta che coinvolge San Marino è il pm Fabio Di Vizio, titolare dell’operazione denominata “Re Nero” che mira a perseguire quella che si ritiene una esportazione illecita di danaro dall’Italia verso istituti di credito della Repubblica di San Marino. La Guardia di Finanza, lo ricordiamo, ha bloccato un furgone portavalori che stava trasportando 2,6 milioni di euro verso il Titano. Il denaro proveniva dalla sede forlivese della Banca d’Italia ed era destinato alla Cassa di Risparmio di San Marino. Secondo le Fiamme Gialle a dare ordine alla Banca d’Italia di consegnare ai portavalori la somma di danaro è stato il Monte dei Paschi di Siena che, a sua volta, riceveva tale disposizione dall’istituto sammarinese.
Intanto da Forlì emergono alcuni aspetti dell’operazione. L’attenzione degli inquirenti è concentrata sui codici previsti dalla normativa europea sull’antiriciclaggio. Si parla di codici non corretti assegnati all’Istituto sammarinese che, secondo gli inquirenti, non consentivano un movimento di denaro così ingente. Del regolamento 1889/2005 dell’Unione Europea, entrato in vigore il 15 giugno del 2007. I codici a cui si fa riferimento sono quelli previsti per il controllo in materia di antiriciclaggio e che vanno a costituire l’archivio unico informatico. Da questi, di fatto, derivano le categorie e la rispettiva soglia dei movimenti di denaro. Dati che devono confluire all’Ufficio Informazione Finanziaria della Banca d’Italia. Il regolamento comunitario invece si riferisce al movimento di denaro delle persone fisiche e non degli operatori finanziari. Quella della magistratura forlivese è un’interpretazione che viene fortemente contestata sul Titano e che continuerà a far discutere in questi giorni.
Ad aprire questo nuovo filone d’inchiesta che coinvolge San Marino è il pm Fabio Di Vizio, titolare dell’operazione denominata “Re Nero” che mira a perseguire quella che si ritiene una esportazione illecita di danaro dall’Italia verso istituti di credito della Repubblica di San Marino. La Guardia di Finanza, lo ricordiamo, ha bloccato un furgone portavalori che stava trasportando 2,6 milioni di euro verso il Titano. Il denaro proveniva dalla sede forlivese della Banca d’Italia ed era destinato alla Cassa di Risparmio di San Marino. Secondo le Fiamme Gialle a dare ordine alla Banca d’Italia di consegnare ai portavalori la somma di danaro è stato il Monte dei Paschi di Siena che, a sua volta, riceveva tale disposizione dall’istituto sammarinese.
Intanto da Forlì emergono alcuni aspetti dell’operazione. L’attenzione degli inquirenti è concentrata sui codici previsti dalla normativa europea sull’antiriciclaggio. Si parla di codici non corretti assegnati all’Istituto sammarinese che, secondo gli inquirenti, non consentivano un movimento di denaro così ingente. Del regolamento 1889/2005 dell’Unione Europea, entrato in vigore il 15 giugno del 2007. I codici a cui si fa riferimento sono quelli previsti per il controllo in materia di antiriciclaggio e che vanno a costituire l’archivio unico informatico. Da questi, di fatto, derivano le categorie e la rispettiva soglia dei movimenti di denaro. Dati che devono confluire all’Ufficio Informazione Finanziaria della Banca d’Italia. Il regolamento comunitario invece si riferisce al movimento di denaro delle persone fisiche e non degli operatori finanziari. Quella della magistratura forlivese è un’interpretazione che viene fortemente contestata sul Titano e che continuerà a far discutere in questi giorni.
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