“In questo momento è bene non fare commenti; non mi aspettavo tutto ciò, l’unica cosa che voglio dire è che attendo tranquillo che la magistratura faccia il suo corso, spero il prima possibile, e che in questo modo si rassereni l’ambiente, duramente scosso da questo fatto”.
Il comandate della Gendarmeria Achille Zechini reagisce così alla notizia delle 4 denunce, e della richiesta di diffida nei suoi confronti, regolarmente depositate in Tribunale lo scorso 6 agosto dal brigadiere William Dall’Olmo, comandante della stazione di Acquaviva. L’esposto – cui sono allegati i 5 atti – è pubblicato nell’edizione odierna del quotidiano “l’Informazione”. Una notizia che potrebbe avere ripercussioni pesanti.
“Si tratta di un fatto interno al nostro corpo – ha detto Zechini – la cosa più sbagliata sarebbe un botta e risposta pubblico”. Non ha invece avuto remore nell’esporsi e nell’attaccare il suo superiore, il brigadiere Dall’Olmo. I reati contestati nelle denunce vanno dalla diffamazione, all’abuso d’autorità, all’offesa a pubblico ufficiale.
L’impressione – leggendo il testo di questi atti – è che tutto sia legato a problemi nel rapporto gerarchico tra il colonnello e il brigadiere di Acquaviva. Quest’ultimo avrebbe interpretato certe frasi, o alcune decisioni del comandante, come ritorsioni nei suoi confronti o come ingiustificati atteggiamenti di superiorità.
Da qui la decisione di richiedere la diffida, per abuso di autorità, del Capo della gendarmeria. Ben più grave – tuttavia – appare l’accusa relativa ad un presunto falso ideologico compiuto da Zechini e legato ad un’autorizzazione alla vendita di armi.
Anche su questo dovrà far luce la Magistratura.
Il comandate della Gendarmeria Achille Zechini reagisce così alla notizia delle 4 denunce, e della richiesta di diffida nei suoi confronti, regolarmente depositate in Tribunale lo scorso 6 agosto dal brigadiere William Dall’Olmo, comandante della stazione di Acquaviva. L’esposto – cui sono allegati i 5 atti – è pubblicato nell’edizione odierna del quotidiano “l’Informazione”. Una notizia che potrebbe avere ripercussioni pesanti.
“Si tratta di un fatto interno al nostro corpo – ha detto Zechini – la cosa più sbagliata sarebbe un botta e risposta pubblico”. Non ha invece avuto remore nell’esporsi e nell’attaccare il suo superiore, il brigadiere Dall’Olmo. I reati contestati nelle denunce vanno dalla diffamazione, all’abuso d’autorità, all’offesa a pubblico ufficiale.
L’impressione – leggendo il testo di questi atti – è che tutto sia legato a problemi nel rapporto gerarchico tra il colonnello e il brigadiere di Acquaviva. Quest’ultimo avrebbe interpretato certe frasi, o alcune decisioni del comandante, come ritorsioni nei suoi confronti o come ingiustificati atteggiamenti di superiorità.
Da qui la decisione di richiedere la diffida, per abuso di autorità, del Capo della gendarmeria. Ben più grave – tuttavia – appare l’accusa relativa ad un presunto falso ideologico compiuto da Zechini e legato ad un’autorizzazione alla vendita di armi.
Anche su questo dovrà far luce la Magistratura.
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