Approvate a larga maggioranza dal Consiglio nazionale le linee guida della riforma dell'Ordine dei giornalisti che, in base alla proposta della categoria per porre al centro il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati. Si chiamerà Ordine del giornalismo. Nell'idea, ampiamente condivisa, anche il superamento di ogni barriera all'accesso che avverrà per formazione accademica d'intesa con l'Ordine, così come il superamento della suddivisione in Albi, Professionista e Pubblicista.
AS
L'intervento del Presidente dell'Ordine dei Giornalisti dell'Emilia-Romagna, Antonio Farnè, che sarà martedì prossimo a San Marino, insieme al Presidente dell'Ordine Nazionale Carlo Verna, per un corso di formazione professionale per la categoria dedicato al tema Sport e Disabilità:
“È in atto un attacco senza precedenti da parte della politica, maggioritaria o di una parte di essa, e che si sta manifestando nella volontà abolizionista nei confronti dell'ordine nazionale. A nostro avviso, è un atteggiamento inaccettabile, che ci preoccupa e che, oggettivamente, può avere ripercussioni pesanti sull'idea stessa di libertà di stampa e sul suo esercizio concreto. Siamo preoccupati, ma ci dobbiamo far trovare pronti. Abbiamo avviato questo processo riformatore e, dopo due giorni di discussione accesa e partecipata ha partorito una bozza di riforma che si sviluppa lungo tre coordinate, tre punti chiave.
Il cambio del nome: non più Ordine dei Giornalisti, ma Ordine del Giornalismo. L'obiettivo è quello di presentarsi alla società civile nel modo più inclusivo possibile.
Ancora, accesso alla professione solo dopo aver conseguito la laurea universitaria, per garantire un livello qualificato e alto di formazione per chi vuole intraprendere questa professione. La laurea può essere generica si prevede anche un anno di specializzazione post-laurea, a surrogare il vecchio praticantato.
Infine, si vuole arrivare ad un Albo unico della categoria, superando la distinzione fra Professionisti e Pubblicisti, ancora, per garantire massima inclusività. La speranza è che, nel confronto con la politica, si possa trovare un compromesso che garantisca il pieno rispetto della libertà di stampa, ma anche di garantire la tutela della onorabilità, della autonomia, della professionalità di chi fa questo mestiere. Un mestiere che ha una funzione sociale e civile ben precisa e che - se fatto bene, in maniera corretta ed attendibile - può essere un presidio fondamentale per la democrazia e per la libertà di tutti”
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L'intervento del Presidente dell'Ordine dei Giornalisti dell'Emilia-Romagna, Antonio Farnè, che sarà martedì prossimo a San Marino, insieme al Presidente dell'Ordine Nazionale Carlo Verna, per un corso di formazione professionale per la categoria dedicato al tema Sport e Disabilità:
“È in atto un attacco senza precedenti da parte della politica, maggioritaria o di una parte di essa, e che si sta manifestando nella volontà abolizionista nei confronti dell'ordine nazionale. A nostro avviso, è un atteggiamento inaccettabile, che ci preoccupa e che, oggettivamente, può avere ripercussioni pesanti sull'idea stessa di libertà di stampa e sul suo esercizio concreto. Siamo preoccupati, ma ci dobbiamo far trovare pronti. Abbiamo avviato questo processo riformatore e, dopo due giorni di discussione accesa e partecipata ha partorito una bozza di riforma che si sviluppa lungo tre coordinate, tre punti chiave.
Il cambio del nome: non più Ordine dei Giornalisti, ma Ordine del Giornalismo. L'obiettivo è quello di presentarsi alla società civile nel modo più inclusivo possibile.
Ancora, accesso alla professione solo dopo aver conseguito la laurea universitaria, per garantire un livello qualificato e alto di formazione per chi vuole intraprendere questa professione. La laurea può essere generica si prevede anche un anno di specializzazione post-laurea, a surrogare il vecchio praticantato.
Infine, si vuole arrivare ad un Albo unico della categoria, superando la distinzione fra Professionisti e Pubblicisti, ancora, per garantire massima inclusività. La speranza è che, nel confronto con la politica, si possa trovare un compromesso che garantisca il pieno rispetto della libertà di stampa, ma anche di garantire la tutela della onorabilità, della autonomia, della professionalità di chi fa questo mestiere. Un mestiere che ha una funzione sociale e civile ben precisa e che - se fatto bene, in maniera corretta ed attendibile - può essere un presidio fondamentale per la democrazia e per la libertà di tutti”
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