La macchina della diplomazia internazionale si è messa in moto per scongiurare un conflitto che fa tremare il mondo intero. In gioco non ci sono solo le velleità espansionistiche di due paesi da 60 anni sul piede di guerra, ma equilibri di tutt’altra natura. La crisi nel sud est asiatico rende nervose le borse, preoccupa Cina e Stati Uniti, mette in allerta Unione Europea e Nato. Pyongyang dichiara di essere “sulla soglia della guerra” a causa delle continue provocazioni di Seul che ha inoltre sospeso gli aiuti umanitari alle vittime delle alluvioni al nord. Lo ha ribadito ad una delegazione dell’Unione Europea, sottolineando che il nodo è la mancanza di un accordo di pace. Al confine del 38esimo parallelo c’è infatti una ferita aperta, infettata dalla difficoltà di trovare un compromesso tra l’influenza russa a nord e americana a sud. Una ferita che fa paura. La guerra del ’50 acuì le tensioni tra Usa ed Urss e interruppe le relazioni diplomatiche con la Cina. Oggi siamo lontani dal clima esasperato della guerra fredda. Pechino ha invitato entrambe le Coree a riprendere il dialogo, e si è impegnata con gli Stati Uniti a lavorare per la pace e per cercare di denuclearizzare la penisola coreana, cominciando dalla ripresa dei colloqui a sei. Obama, dal canto suo, conferma l’appoggio incrollabile alla Corea del Sud e preme sul Pechino affinché inciti Pyongyang a far rispettare le regole. “Non stiamo meditando un attacco americano – ha rassicurato il Presidente. Ma Entrambi i paesi hanno concordato di "innalzare il livello di preparazione" e di tenere operazioni militari congiunte nei prossimi giorni.
Monica Fabbri
Monica Fabbri
Riproduzione riservata ©