L’intera città ha voluto rendergli omaggio. Amici, alunni, semplici conoscenti. Non potevano mancare per l’ultimo saluto ad Amedeo Montemaggi. Tante parole per raccontarlo, due sole per riassumere la sua essenza: quella di grande uomo. Amante della ricerca, curioso, appassionato. Qualità che tutti gli riconoscono e che sono state la forza propulsiva che lo hanno spinto ad insegnare, scrivere libri, articoli, scoprire, raccontare, spiegare. In maniera semplice e diretta. Senza presunzione, con entusiasmo vivo fino alla fine. Davanti alla Chiesa di San Gaudenzio ci sono altri figli della guerra, partigiani come lui. Montemaggi ha combattuto per la libertà, è stato il custode della memoria di chi è caduto per difenderla, consegnandola, grazie ai suoi scritti, alle nuove generazioni, affinché non dimentichino. Messaggi di cordoglio arrivano dalle autorità, dal sindaco Gnassi, dall’ambasciatore del Canada, dal corpo dei Gurkha, unità dell'esercito britannico che tanto bene aveva raccontato nei suoi libri. Nel dolore dell’addio c’è anche l’orgoglio di una città che si stringe intorno a uno dei suoi figli più cari e a sua moglie, compagna paziente, collaboratrice tenace, onnipresente. Montemaggi lascia in eredità libri, appunti, il ricordo di una sottile ironia che invitava l’interlocutore a riflettere, a porsi domande. Ora sono patrimonio dell’intera comunità. Rimini saluta. E ringrazia.
Monica Fabbri
Monica Fabbri
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