In un recente passato erano stati segnalati casi per cui sconosciuti si presentavano alla loro porta facendo credere di dover riscuotere soldi in nome e per conto dei figli: alcuni purtroppo si fidavano e davano loro il denaro.
In altri casi, i truffatori si sono spacciati per tecnici incaricati di controllare i contatori di energia o di acqua.
A San Marino ci si può difendere meglio che nei grossi centri, suggerisce la Gendarmeria, perché magari si può chiamare direttamente l’azienda dei servizi e verificare se effettivamente i controlli siano o meno in atto. Quando chiedono soldi, comunque, cosa assai improbabile nel caso in cui fossero veri tecnici, sempre meglio chiamare la Gendarmeria per l’opportuna segnalazione.
Così come è tassativamente vietato rispondere alle e-mail che sembrano arrivare da enti affidabili come Poste Italiane o istituti di credito che invitano a collegarsi ad altri link correlati e chiedono dati personali o, peggio ancora, numeri di conti correnti. In gergo tecnico si chiama “phishing”, meccanismo col quale i truffatori tendono a far abboccare gli ignari utenti. L’unico consiglio è cestinare tutto.
Infine l’uso di false carte di credito, fenomeno che riguarda più da vicino i commercianti: in linea generale, suggeriscono sempre i gendarmi, è di controllare sempre la corrispondenza della firma su carta e ricevuta, di esigere un documento d’identità e non sottoforma di fotocopia.
In altri casi, i truffatori si sono spacciati per tecnici incaricati di controllare i contatori di energia o di acqua.
A San Marino ci si può difendere meglio che nei grossi centri, suggerisce la Gendarmeria, perché magari si può chiamare direttamente l’azienda dei servizi e verificare se effettivamente i controlli siano o meno in atto. Quando chiedono soldi, comunque, cosa assai improbabile nel caso in cui fossero veri tecnici, sempre meglio chiamare la Gendarmeria per l’opportuna segnalazione.
Così come è tassativamente vietato rispondere alle e-mail che sembrano arrivare da enti affidabili come Poste Italiane o istituti di credito che invitano a collegarsi ad altri link correlati e chiedono dati personali o, peggio ancora, numeri di conti correnti. In gergo tecnico si chiama “phishing”, meccanismo col quale i truffatori tendono a far abboccare gli ignari utenti. L’unico consiglio è cestinare tutto.
Infine l’uso di false carte di credito, fenomeno che riguarda più da vicino i commercianti: in linea generale, suggeriscono sempre i gendarmi, è di controllare sempre la corrispondenza della firma su carta e ricevuta, di esigere un documento d’identità e non sottoforma di fotocopia.
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