Si era temuto che dietro il furto e l’incendio dell’Ape del 17enne di Ca’ Rigo ci fosse un atto intimidatorio e di ritorsione, perché l’adolescente aveva reso, tempo prima, una deposizione come persona informata dei fatti, su una rissa avvenuta l’ultimo dell’anno. Le indagini della Gendarmeria, condotte dal maresciallo Stefano Bernacchia, hanno accertato che i due episodi sono invece totalmente scollegati.
Gli autori del furto e della distruzione dell’Ape sono quattro ragazzi, tutti di 21 anni del circondario. Tre sono di nazionalità italiana, uno è rumeno ma ha sempre vissuto in Italia. Sono stati individuati grazie alle immagini della telecamera di sorveglianza di una stazione di servizio che li ha ripresi, pochi minuti dopo l’azione criminosa. Prima hanno rubato l’ape a Ca’ Rigo, poi l’hanno portato a Montepulito e – prima di spingerlo giù in una scarpata dove il mezzo si è anche incendiato – hanno prelevato le casse acustiche e il relativo pannello. Ed è stata proprio l’immagine del pannello che uno dei quattro, durante la sosta al distributore, ha mostrato agli altri, ad incastrarli. Il genitore del 17enne vittima del furto l’ha infatti riconosciuto, visionando le immagini. Era proprio quello che il figlio aveva nel suo Ape. I quattro ragazzi, quella sera, viaggiavano su due auto: un'Alfa 147 e una Renault Clio turbo. Una vettura quest’ultima molto rara. Grazie alla collaborazione con polizia e carabinieri, i Gendarmi hanno scoperto che erano solo 14 nel circondario i proprietari di questo tipo di auto e uno di loro – che lavora a San Marino – poteva essere considerato il principale sospetto anche perché le uniche lettere della targa leggibili nelle immagini, attraverso l’utilizzo di software sofisticati, corrispondevano. Il giovane è stato prima sentito come possibile testimone ma di fronte ai Gendarmi ha subito ammesso le sue colpe. Anche gli altri tre suoi amici poco dopo hanno confessato il furto. “E’ stata una bravata, mi servivano le casse per metterle nella mia macchina” ha ammesso uno dei quattro che poi si sono resi disponibili ad un incontro in Gendarmeria con il 17enne sammarinese vittima del furto e con i suoi genitori. Si sono scusati e hanno promesso che pagheranno tutti i danni.
Si vedrà. Per la legge, in ogni caso, dovranno rispondere di furto e danneggiamento e per questo verranno processati. Ne intimidazione ne ritorsione, dunque, ma i militari della Gendarmeria hanno confermato che la situazione della violenza minorile e giovanile, in Repubblica, è preoccupante ed ha superato la soglia della normale intemperanza delle nuove generazioni.
Gli autori del furto e della distruzione dell’Ape sono quattro ragazzi, tutti di 21 anni del circondario. Tre sono di nazionalità italiana, uno è rumeno ma ha sempre vissuto in Italia. Sono stati individuati grazie alle immagini della telecamera di sorveglianza di una stazione di servizio che li ha ripresi, pochi minuti dopo l’azione criminosa. Prima hanno rubato l’ape a Ca’ Rigo, poi l’hanno portato a Montepulito e – prima di spingerlo giù in una scarpata dove il mezzo si è anche incendiato – hanno prelevato le casse acustiche e il relativo pannello. Ed è stata proprio l’immagine del pannello che uno dei quattro, durante la sosta al distributore, ha mostrato agli altri, ad incastrarli. Il genitore del 17enne vittima del furto l’ha infatti riconosciuto, visionando le immagini. Era proprio quello che il figlio aveva nel suo Ape. I quattro ragazzi, quella sera, viaggiavano su due auto: un'Alfa 147 e una Renault Clio turbo. Una vettura quest’ultima molto rara. Grazie alla collaborazione con polizia e carabinieri, i Gendarmi hanno scoperto che erano solo 14 nel circondario i proprietari di questo tipo di auto e uno di loro – che lavora a San Marino – poteva essere considerato il principale sospetto anche perché le uniche lettere della targa leggibili nelle immagini, attraverso l’utilizzo di software sofisticati, corrispondevano. Il giovane è stato prima sentito come possibile testimone ma di fronte ai Gendarmi ha subito ammesso le sue colpe. Anche gli altri tre suoi amici poco dopo hanno confessato il furto. “E’ stata una bravata, mi servivano le casse per metterle nella mia macchina” ha ammesso uno dei quattro che poi si sono resi disponibili ad un incontro in Gendarmeria con il 17enne sammarinese vittima del furto e con i suoi genitori. Si sono scusati e hanno promesso che pagheranno tutti i danni.
Si vedrà. Per la legge, in ogni caso, dovranno rispondere di furto e danneggiamento e per questo verranno processati. Ne intimidazione ne ritorsione, dunque, ma i militari della Gendarmeria hanno confermato che la situazione della violenza minorile e giovanile, in Repubblica, è preoccupante ed ha superato la soglia della normale intemperanza delle nuove generazioni.
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