Serata dedicata alla giustizia, quella di martedì sera del Rotary Club San Marino. Anzi… all’ingiustizia perché il tema era “Riflessioni sull’ingiustizia in Italia”. Relatore, un ospite davvero d’eccezione, il Presidente Vitaliano Esposito, Procuratore Generale della Corte di Cassazione dal 2008 sino ad aprile 2012; Agente del Governo Italiano davanti alla Corte Europea per i diritti dell’uomo a Strasburgo dal 1997 al 2002; attualmente Garante dell’esecuzione delle prescrizioni contenute nell'autorizzazione integrata ambientale per l'Ilva di Taranto, nominato dal Consiglio dei Ministri il 16 gennaio scorso.
Un ospite, quindi, autorevolissimo, un giurista di chiarissima fama, insigne magistrato, conosciuto e stimato non solo nell’ambito dell’attività giurisdizionale, ma anche istituzionale, sia in Italia che all’estero. Autore di numerose pubblicazioni e contributi scientifici di grande rilievo nel campo del diritto e soprattutto dei diritti umani.
Nella conversazione conviviale – come lui stesso l’ha definita – l’illustre relatore si è soffermato sulle criticità del sistema giudiziario italiano con particolare riferimento alla parziale osservanza dei principi della Convenzione Europea dei Diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e della giurisprudenza della Corte Europea di Strasburgo.
Il Dott. Esposito si è intrattenuto in special modo sul concetto di fairness e cioè sulla correttezza, su quel generale sentimento del giusto e dell’equo che dovrebbe ispirare tutte le azioni – e che per i magistrati dovrebbe interpretarsi come correttezza processuale. Quella correttezza che – traducendosi nel rispetto degli altri e della funzione che si svolge - riconduce a ragionevolezza ed uniformità il potere discrezionale.
Il dott. Esposito ha evidenziato come nella carenza di regole e canoni di correttezza si annidi il rischio della imprevedibilità dell’azione dei pubblici poteri, della non uniformità del loro agire e quindi dell’arbitrio con conseguente violazione dei principi fondamentali di uguaglianza e di certezza del diritto.
Grande lezione – la sua – che ha concluso sottolineando come “Le esigenze della giustizia – anche per chi la configuri come repressione penale – possono limitare i diritti fondamentali, ma non possono mai risolversi nella loro non ragionevole compressione e nella violazione del principio della sicurezza giuridica delle persone, cardine di ogni ordinamento democratico.
Comunicato stampa
Un ospite, quindi, autorevolissimo, un giurista di chiarissima fama, insigne magistrato, conosciuto e stimato non solo nell’ambito dell’attività giurisdizionale, ma anche istituzionale, sia in Italia che all’estero. Autore di numerose pubblicazioni e contributi scientifici di grande rilievo nel campo del diritto e soprattutto dei diritti umani.
Nella conversazione conviviale – come lui stesso l’ha definita – l’illustre relatore si è soffermato sulle criticità del sistema giudiziario italiano con particolare riferimento alla parziale osservanza dei principi della Convenzione Europea dei Diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e della giurisprudenza della Corte Europea di Strasburgo.
Il Dott. Esposito si è intrattenuto in special modo sul concetto di fairness e cioè sulla correttezza, su quel generale sentimento del giusto e dell’equo che dovrebbe ispirare tutte le azioni – e che per i magistrati dovrebbe interpretarsi come correttezza processuale. Quella correttezza che – traducendosi nel rispetto degli altri e della funzione che si svolge - riconduce a ragionevolezza ed uniformità il potere discrezionale.
Il dott. Esposito ha evidenziato come nella carenza di regole e canoni di correttezza si annidi il rischio della imprevedibilità dell’azione dei pubblici poteri, della non uniformità del loro agire e quindi dell’arbitrio con conseguente violazione dei principi fondamentali di uguaglianza e di certezza del diritto.
Grande lezione – la sua – che ha concluso sottolineando come “Le esigenze della giustizia – anche per chi la configuri come repressione penale – possono limitare i diritti fondamentali, ma non possono mai risolversi nella loro non ragionevole compressione e nella violazione del principio della sicurezza giuridica delle persone, cardine di ogni ordinamento democratico.
Comunicato stampa
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