“Non ho mai svolto l'attività di lobbista per l'Ucraina”. Così Alan Friedman ha risposto all'articolo pubblicato ieri dal Guardian, che – secondo il celebre giornalista, e collaboratore di San Marino RTV – contiene “infondate illazioni e sottintesi” lesivi della sua reputazione. Il quotidiano britannico sostiene che il lobbista Paul Manafort – ex capo della campagna di Trump, e incriminato nel Russiagate – autorizzò nel 2011 una serie di operazioni mediatiche segrete per conto dell'allora presidente ucraino Ianukovich per infangare la sua rivale Iulia Timoshenko e la sua sostenitrice Hillary Clinton. Secondo il Guardian, in questa campagna, Friedman avrebbe avuto un ruolo chiave, proponendo a Manafort una “digital roadmap” per attaccare la Timoshenko anche sui social media. “La mia ex-società a Londra – puntualizza tuttavia Alan Friedman -, ha lavorato per l'Ucraina, occupandosi di pubbliche relazioni. Il nostro lavoro consisteva in gran parte nel diffondere comunicati contenenti notizie vere. Il messaggio più importante della campagna consisteva nel mettere in rilievo l'importanza di un avvicinamento dell'Ucraina all'Unione Europea, in particolare attraverso un accordo di libero commercio”.
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