San Marino: gli insegnanti sul Pianello contro il decreto scuola
"Ancora una volta, sottolinea il sindacato, l'Esecutivo ha proceduto unilateralmente per Decreto, in piena estate, eludendo il contributo propositivo di chi il mondo della scuola lo conosce per davvero".
Questa mattina gli insegnanti sammarinesi erano scesi in piazza, in concomitanza con i lavori del Congresso di stato. Un passaparola non ufficiale, rivolto a tutti coloro che operano nelle scuole di ogni ordine e grado di San Marino.
Erano in 120 gli insegnanti e i genitori che si sono presentati in Piazza della Libertà con cartelli in mano e assoluta fermezza nel ribadire la loro posizione.
No al decreto e ai tagli sulla scuola, qualità è tempo, cura, didattica e futuro, alcuni degli appelli.
Al centro la riduzione di stipendio e la detrazione di un'ora settimanale, che sostengono sia destinata ad attività che non si possono sottrarre, ovvero attività di programmazione e correzione, rappresentando un'oltraggio alla loro professionalità e al servizio che offrono ai bambini.
Per protestare contro il decreto scuola che prevede un riordino del settore chiedono di “non considerare solo i numeri” in un settore importante come quello educativo e sollecitano “una legge specifica di riferimento”.
I rappresentanti della scuola hanno poi consegnato una lettera al Congresso di Stato con le controdeduzioni alla replica del Segretario Podeschi
"Rivendichiamo inoltre – dicono le insegnanti delle scuole elementari – le contrattazioni sindacali in merito all'adeguamento retributivo, penalizzato dall'avvento dell'euro e dalla mancanza di un aggiornamento inflazionistico".
Parlano di valori e principi democratici di uguaglianza, giustizia e libertà che non dovrebbero essere compromessi da un calo demografico temporaneo e chiedono un confronto più approfondito per ragionare a possibili miglioramenti.
Mentre il decreto veniva portato in Congresso, intanto in piazza si chiedeva di intervenire tramite una vera e propria riforma scuola.
Nel video le interviste ad alcune insegnanti in piazza.
Silvia Sacchi