“Per la scuola non si può parlare di spesa ma di investimenti”- sosteneva Marco Podeschi due settimane fa in Consiglio. Oggi non parla di tagli ma di “ottimizzazione legata al buonsenso e impegni assunti nella legge di bilancio”.
Rimane il fatto che la bozza di decreto dal titolo “interventi nell'organizzazione del sistema scolastico e nell'offerta formativa”, inviata ai sindacati e che verrà sottoposta lunedì all'attenzione del Congresso, non è affatto piaciuta alla Csu e gli insegnanti minacciano lo sciopero a settembre.
A poco servono le rassicurazioni, la conferma che nessun plesso verrà chiuso e che il numero dei docenti nei castelli più piccoli non verrà toccato, la Csu contesta i provvedimenti e parla di interventi spot. “Ci sono anche altri temi sui quali mi piacerebbe capire la sua opinione – incalza Podeschi –, uno su tutti il sabato scolastico, tema sul quale invece la scuola ha fatto un'approfondita riflessione all'interno dei propri organismi”. Nella bozza di decreto si interviene sul rapporto fra numero degli educatori ed alunni nell'infanzia; si prevede, in alcuni plessi, lo stesso insegnante di educazione motoria per infanzia ed elementari; si propongono classi aperte per quelle con meno di 13 alunni e si portano da 50 a 55 minuti le ore di lezione nella scuola media inferiore e secondaria superiore. Provvedimento, quest'ultimo, che fa temere agli insegnanti che saltino discipline.
Sotto accusa anche la riduzione dello stipendio: un 2,5% in meno - dicono – che si somma allo 0,5 decurtato nel 2017 e al 10% già applicato alle indennità. “Riconosciamo – ribadisce Podeschi - l'elevata professionalità degli insegnanti. Il Governo difende l'istruzione pubblica, nessuno vuole smantellare la scuola”. Nel frattempo l'Esecutivo farà le sue proposte “che non si limitano solo al decreto in oggetto.
La Csu – afferma - ha omesso di dire che abbiamo parlato di altri provvedimenti molto più strutturati, come i curricoli didattici, l'edilizia scolastica. Mi sembra un po' riduttivo ricondurre tutto alla bozza di quel decreto che non rivoluziona ma cerca di ottimizzare”. E guarda al futuro, ad un sistema che per conservare efficienza “va continuamente ripensato”, anche alla luce del calo demografico. “ A San Marino – dice - nascono sempre meno bambini. Se diminuiranno drasticamente i numeri, che riflessioni vogliamo fare sul futuro della scuola?”
MF
Rimane il fatto che la bozza di decreto dal titolo “interventi nell'organizzazione del sistema scolastico e nell'offerta formativa”, inviata ai sindacati e che verrà sottoposta lunedì all'attenzione del Congresso, non è affatto piaciuta alla Csu e gli insegnanti minacciano lo sciopero a settembre.
A poco servono le rassicurazioni, la conferma che nessun plesso verrà chiuso e che il numero dei docenti nei castelli più piccoli non verrà toccato, la Csu contesta i provvedimenti e parla di interventi spot. “Ci sono anche altri temi sui quali mi piacerebbe capire la sua opinione – incalza Podeschi –, uno su tutti il sabato scolastico, tema sul quale invece la scuola ha fatto un'approfondita riflessione all'interno dei propri organismi”. Nella bozza di decreto si interviene sul rapporto fra numero degli educatori ed alunni nell'infanzia; si prevede, in alcuni plessi, lo stesso insegnante di educazione motoria per infanzia ed elementari; si propongono classi aperte per quelle con meno di 13 alunni e si portano da 50 a 55 minuti le ore di lezione nella scuola media inferiore e secondaria superiore. Provvedimento, quest'ultimo, che fa temere agli insegnanti che saltino discipline.
Sotto accusa anche la riduzione dello stipendio: un 2,5% in meno - dicono – che si somma allo 0,5 decurtato nel 2017 e al 10% già applicato alle indennità. “Riconosciamo – ribadisce Podeschi - l'elevata professionalità degli insegnanti. Il Governo difende l'istruzione pubblica, nessuno vuole smantellare la scuola”. Nel frattempo l'Esecutivo farà le sue proposte “che non si limitano solo al decreto in oggetto.
La Csu – afferma - ha omesso di dire che abbiamo parlato di altri provvedimenti molto più strutturati, come i curricoli didattici, l'edilizia scolastica. Mi sembra un po' riduttivo ricondurre tutto alla bozza di quel decreto che non rivoluziona ma cerca di ottimizzare”. E guarda al futuro, ad un sistema che per conservare efficienza “va continuamente ripensato”, anche alla luce del calo demografico. “ A San Marino – dice - nascono sempre meno bambini. Se diminuiranno drasticamente i numeri, che riflessioni vogliamo fare sul futuro della scuola?”
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