Blocco compravendite immobiliari: la Segreteria corre nuovamente ai ripari e alza i margini di tolleranza. Con un decreto del 31 gennaio, interviene sul nuovo testo unico delle leggi urbanistiche ed edilizie modificando il famigerato articolo 79 sugli abusi edilizi. Non costituisce più difformità l’aumento di superficie pari o inferiore al 12% delle misure progettuali. I fabbricati che rispondono a questi requisiti, realizzati o modificati in assenza di titolo edilizio prima dell’entrata in vigore della legge, potranno quindi ottenere certificazioni come il rilascio della conformità e della rispondenza edilizia e non dovranno pagare sanzioni. Sono inoltre prescritte le violazioni sugli accessori comuni di unità immobiliari e unità edilizie realizzate prima dell’entrata in vigore della legge. Le violazioni prescritte sono soggette al pagamento da parte di ciascun proprietario di una somma una tantum di 1.500 euro per ciascuna quota indivisa senza vincoli di solidarietà. Il decreto è figlio di un compromesso con gli ordini professionali. “Avevano chiesto di più” – racconta il Segretario al Territorio Augusto Michelotti, che rassicura in caso di problemi: “ci sono ancora tre mesi prima della ratifica per intervenire con piccole correzioni”. A questo punto ci si chiede: chi ha sanato con le vecchie regole potrà chiedere il rimborso? Michelotti conferma: “Nei casi in cui non sia stata versata la seconda rata, si ricorrerà al conguaglio. Se la pratica è invece chiusa ci sarà il rimborso di quanto versato”. Per ottenerlo occorrerà fare domanda allo sportello per l'edilizia. Michelotti si dice convinto che la norma faciliterà operazioni di compravendita dato che in quel 12% di tolleranza rientra buona parte degli abusi esistenti. “ Abbiamo ridimensionato i parametri dell'abuso – spiega – ma l'obbligo di informare il compratore c'è sempre”. Resta l'amarezza delle “vie di mezzo”. “Non è il massimo della vita”– confida, ricordando che la sua idea era portare territorio nella legalità. “Ora c'è un po' più di tolleranza”. Un giusto compromesso – spiega - nato dall'esigenza di chiudere ciò che si sta trascinando da troppo tempo. “Non c'è soddisfazione totale ma – dice - occorre fare buon viso a cattiva sorte”.
MF
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