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Violenze sul lavoro: sindacati chiedono revisione della legge sammarinese

Csdl, Cdla e USL tornano a parlare di violenza, molestie e discriminazione sui luoghi di lavoro, ricordando obiettivi e impegni fissati dal Piano Pluriennale sottoscritto a marzo. "Risibili le motivazioni di UNAS", che si è sfilata dalla firma

di Annamaria Sirotti
2 lug 2024
Violenze sul lavoro: sindacati chiedono revisione della legge sammarinese

Sotto la lente è il decreto in materia di violenza di genere presentato la scorsa primavera e in attesa di ratifica. Le tre sigle sindacali evidenziano una contraddizione, da colmare, laddove da un lato prefigura la procedura penale d'ufficio in caso di atti persecutori; dall'altro, prevede invece scatti solo su querela della parte lesa.

Un aspetto che chiedono di risolvere, mettendo in campo tutte le tutele, in testa la riservatezza, anche per le persone terze che siano disposte a denunciare abusi, quando le vittime non ne abbiano la forza. E questo anche alla luce del disposto sia della Convenzione OIL 190, sia del Piano Pluriennale sammarinese, che da quella convenzione discende. siglato lo scorso marzo dalle tre sigle sindacali, tre segreterie di stato – Lavoro, Interni, Sanità e Pari Opportunità – e le organizzazioni datoriali, ad eccezione di UNAS, il Piano impegna le parti a sedersi al tavolo di Consultazione tripartito per una ricognizione della legge sammarinese; impegna ad identificare i settori lavorativi più esposti a violenza e molestie, prevedendo raccolta dati e statistiche di cui San Marino è sprovvisto.

Accanto alla legge, l'importanza della contrattazione collettiva nell'implementare strumenti di prevenzione, così come fondamentale è il ruolo dei datori di lavoro chiamati ad inserire nel Documento di Valutazione Rischi per la sicurezza sui luoghi lavoratori, anche misure a contrasto di violenza e molestie. Motivo questo per cui UNAS si sarebbe sfilata dal tavolo: “ragione risibile – dicono CSDL, CDLS e USL –in quanto previsto esplicitamente nella Convezione” Tra le tutele da attivare per le vittime anche il diritto alle dimissioni per giusta causa con l'accesso agli ammortizzatori sociali e a percorsi di reinserimento lavorativo, ricordando la funzione fondamentale dei rappresentanti sindacali quali punto di riferimento nei singoli luoghi di lavoro.





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